L'eremo di Montesalvo all'ombra della quercia secolare

L'antica Selva, storia e curiosità

Il Santuario di Montesalvo circondato da alberi ombrosi e pascoli, è situato in una zona della città di Enna che fin dalla prima metà del XX secolo è considerata molto periferica. Si trova, infatti, nella parte opposta a quella in cui sorge il castello di Lombardia dove, fino a quel tempo, era concentrato il centro abitato della città. Nel pianoro sottostante, dal secolo XV fino a tempi non lontani, si svolgeva nel mese di Maggio una grande fiera dell'agricoltura. Per il periodo rimanente erano portate a pascolare lì le greggi e gli armenti. Una fitta vegetazione, chiamata Selva, ricopriva questo luogo da cui stradine di campagna portavano al paese. La denominazione Montesalvo deriva, quasi certamente, dall'unione del nome della contrada “Munti” (monte), con la leggera storpiatura della parola “Selva”. Del tempo antico, in cui il bosco di roveri ricopriva la collina, resta ancora a testimonianza una grande quercia più che secolare. Di questo albero alcuni anni fa si è occupata la sezione ennese di Legambiente, invitando le Autorità cittadine a difenderlo e proteggerlo per il valore storico e naturalistico che racchiude. La “Quercia di Montesalvo” è catalogata, come posizione, tra i roveri più meridionali del mondo. Oggi si trova racchiusa, dimenticata e quasi intrappolata nel tessuto urbano, appena visibile dall'eremo.

Andando a ritroso nel tempo, già in epoca greca il luogo rivestiva grande importanza dal punto di vista religioso: dove oggi sorge l'eremo, si trovava un tempio dedicato a Dioniso e una grande processione, in periodo estivo, partiva dal tempio dedicato a Kore, che sorgeva dove oggi si ammira il fastoso Duomo della città, per concludersi proprio sulla collina, davanti al tempio del dio.
Due manufatti in pietra lavica, con foglie di vite e puttini, restano all'interno dell'attuale santurario, testimonianza di quel lontano passato.

Due sono inoltre le curiosità storiche legate ancora a questo luogo: una è quella che si riferisce all'aggiunta alla struttura principale, nel XIV secolo, (1307), di una piccola cappella, voluta dal Cavaliere di Malta Don Giovanni Grimaldi con la precisa volontà di contribuire a non far praticare più i culti arcaici in onore di Dioniso e delle dee Demetra e Kore, ancora molto sentiti dalla popolazione ennese.Da sottolineare che, nello stesso anno 1307, con uguale intento oltre che per onorare la nascita di Pietro, erede al trono, i reali aragonesi avevano voluto fare erigere il Duomo. In seguito l'edificio nel XVI secolo fu sede di un convento francescano. L'altra curiosità riguarda la croce settecentesca in ferro posizionata su un piedistallo in pietra della stessa epoca, a pochi metri dall'eremo. Risalente ai primi anni del 1740 è una delle pochissime rimaste in città e faceva parte delle 15 annotate nelle antiche mappature. Risulta che furono erette in occasione di uno scampato pericolo di contagio di peste (la terribile epidemia era partita da Messina nel 1743 e per questo furono istituiti cordoni sanitari,messe in atto “discipline” per le imbarcazioni e la circolazione dei viandanti, proibite coltivazioni sospette di canapa, lino e riso, come annota lo storico Paolo Vetri). Le altre croci rimanenti purtroppo per niente valorizzate, come lamenta il presidente del “Comitato dei cittadini” Gaetano Vicari, si trovano: in via Croce Valverde, in piazza Sofia, nel quartiere Mulino a Vento e forse ne fa parte anche quella che si trova in piazza S. Agostino, posizionata sul tetto di una piccola cappella. Anche queste piccole notizie sono importanti perchè fanno parte della memoria storica di un luogo e dunque meritano di non cadere nell'oblio.

Redazione a cura dello Staff Infopoint
Ph: Saladino / Murgano

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