Era già tutto previsto.
Rien ne va plus. Il gioco è fatto, fermo, anzi rinviato.
Alle prossime politiche, la cui data delle elezioni è fissata per il 4 marzo.
L’assessore regionale alle Autonomie locali, Grasso, non ha potuto che allargare le braccia, ieri mattina ai rappresentanti dell’Anci e delle altre organizzazioni collaterali.
Se i soldi non ci sono di che stiamo parlando? Sei Province e 3 città metropolitane, se non interverrà il Governo nazionale, andranno in défault. Punto e basta.
Niente retorica, o, peggio, previsioni legate alla fanta politica.
Ogni disegno di legge necessita della copertura finanziaria. Quindi chi può andare avanti con la legge sulle Province, o, meglio, con una probabile controriforma, tutta da approntare, prima delle elezioni governative?
Ed il pastrocchio si impastrocchia ancora di più.
E’ come se il suicidio stesse avvenendo con una modalità ancorata al nulla.
I ben informati, dal Palazzo d’Orlèans, fanno capire che per prima cosa si dovrà attendere chi andrà a governare, ma il Rosatellum non promette nulla di buono.
A Roma si prevedono tempi di grande impasse. Quando il quadro sarà definito(?) si dovrà bussare alla porta del nuovo Governo che, a sua vola, con tutte le emergenze sul tavolo, compreso il debito pubblico, dovrà cercare di reperire i fondi per le Province.
Appare tutto chiaro, ma troppo nebuloso.
Nel senso che non c’è un barlume di speranza e dunque si prende ancora tempo.
La lenta agonia degli Enti pare destinata a continuare sine die.
I nuovi politici siciliani non hanno dove mettere le mani, anzi la testa.
Si sentono inermi di fronte alle dichiarazioni della Grasso.
E dunque si naviga ancora questa volta a vista, affidando le Province a nuovi commissari, i cui nomi sono rigorosamente top secret, che potranno gestire, si fa per dire, lo (stra)ordinario, senza soldi e senza programmi per la definitiva morte dei territori.