C'è chi dice si. C'è chi dice no.
La riforma delle Province è l'ennesimo buco nero della Giunta Crocetta.
Fino alla settimana scorsa, nei corridoi del Palazzo si vociferava che il Presidente e il suo vice, Patrizia Valenti, fossero intenzionati a recepire la riforma Delrio, cancellando rigurgiti di ribellione e anti campanilismo di comuni con la valigia pronta.
Questa ipotesi trova il consenso del presidente dell'Ars, Ardizzone, che ieri, intervenendo sulla stampa , ha detto " Signori, il tempo è scaduto. Recepiamo la legge nazionale e non ne parliamo piu'".
Finalmente un barlume di buon senso politico, una levata di ingegno che potrà paracadutare risorse, dipendenti e funzioni, convogliando il tutto in una legge nazionale che di fatto cambia, ma senza cambiare.
In questo clima di interventismo inaspettato, Crocetta, a quanto pare, storce il muso.
Ci ripensa e pare che abbia detto : no. E' meglio andare avanti con la riforma "made in Sicilia".
Il Governatore, però, deve fare i conti con l'Assemblea, composta da 90 deputati, che potrebbero, il condizionale è d'obbligo, optare per la soluzione Ardizzone.
Da questa mattina gli incontri saranno frenetici, ma fino ad un certo punto.
La politica sta al palo fino al 5 ottobre, giornata in cui sono indette le elezioni a Siracusa.
Dal 6, invece, ecco che Palazzo dei Normanni sarà una fucina di pensieri e parole che potrebbero trasformarsi finalmente in un disegno di legge.
Una cosa è certa.
La proroga ai commissari straordinari degli Enti - ritornati a chiamarsi Province, mantendendo le funzioni di origine- è nelle cose.
Per il momento è solo questa la certezza.