7
ago
2014
Abolizione della Province. Se la Regione si adeguasse?
A livello centrale si comincia a ragionare. Sulla legge di riforma caotica ed approssimativa, ancora tutta da definire, delineare e, soprattutto, votare, in Sicilia è un gran caos.
A fronte dei 5 tavoli tecnici, istituiti dall'assessorato regionale alle Autonomie locali, cui sono invitati istituzioni, parti sociali ed esperti, già si registrano i primi mal di pancia.
L'Anci,ad esempio, ha disertato l'invito, definendo questi incontri "un'inutile perdita di tempo", nella consapevolezza che una volta approdato all'Ars, il carteggio non verrà preso in considerazione. Come si ricorderà prima della legge che ha istituito i Liberi consorzi era stato istituito già un tavolo di esperti ma che non ha sortito alcunchè.
La speranza che tutto proceda in tempi stretti è ridotta a lumicino e già, nei corridoi del Palazzo, si vocifera un'ulteriore proroga ai 9 Commissari straordinari delle ex Province.
A Roma, a quanto pare, è tutta un'altra storia.
Per riorganizzazione funzioni da ultimare entro il 31 dicembre 2014, per permettere alle Città metropolitane e alle nuove Province di entrare a regime dal 1 gennaio 2015, salta fuori una proposta, avanzata dall'Upi -unione province italiane.
“Se il Governo ci avesse ascoltato quando lanciavamo l’allarme sul rischio di mandare a monte tutta la riforma delle Province e delle Città metropolitane-così si legge in una nota- a causa dei tagli insostenibili ai bilanci, avremmo risparmiato mesi e oggi saremmo davvero pronti a partire. Finalmente è stata compresa la necessità di tenere insieme le riforme istituzionali con le manovre economiche."Al termine della conferenza Stato- Città, al ministero dell’Interno, è stata ufficialmente comunicato dal Governo Renzi la volontà di operare, prima di applicare i tagli della spending review alle Province, un monitoraggio dettagliato dello stato dei bilanci, per verificare l’impatto delle manovre sui servizi erogati."
E la Regione Sicilia? La risposta tarda ad arrivare.