Lo sport è anche inclusione

E' l’antidoto per vincere qualsiasi tipo di discriminazione

Lo sport è uno strumento importante di inclusione e coesione sociale, oltre a trasmettere le basi del lavoro di squadra, la bellezza dello stare insieme, la necessità di rispettare le piccole regole quotidiane. Nel mondo della disabilità, in particolare, la pratica sportiva svolge la funzione di promuovere l'educazione e l'integrazione delle persone e favorisce la conquista dell'autonomia e lo sviluppo della personalità. E in quanto inclusivo, lo sport è l’antidoto più forte che abbiamo per vincere qualsiasi tipo di discriminazione. Attivare percorsi nelle classi in cui sono presenti alunni diversamente abili è necessario e fondamentale per esprimere pienamente i talenti di tutte le alunne e gli alunni, nessuno escluso, attivare esperienze di gioco comune vissute con la spensieratezza di cui ogni bambina o bambino dovrebbe avere diritto. Le attività psicomotorie tipiche dello sport si pongono alla base di ogni apprendimento ed accompagnano lo sviluppo dell’individuo in ogni sua tappa. Obiettivo specifico è di incrementare il numero di attività sportive dei ragazzi disabili e di sviluppare nuove opportunità di pratica sportiva idonea alla disabilità. Le attività psicomotorie hanno la finalità di sviluppare un equilibrio individuale sia nei confronti dell’ambiente circostante sia nei confronti della propria affettività e vita relazionale, tenendo conto delle potenzialità individuali e del livello motorio del soggetto. In tal modo, i bambini “speciali” hanno la possibilità di trovare elementi di successo e valorizzazione personale, praticando, con alta motivazione e divertimento, un’attività particolarmente benefica. Fondamentale risulta strutturare il setting di gioco in modo da aggirare gli ostacoli specifici posti dalle situazioni di handicap e offrire così ai bambini un maggiore grado di autonomia ed una più ampia libertà nel gioco. Le strategie facilitanti hanno riguardato diversi aspetti del contesto di gioco come ad esempio lo spazio del gioco (luogo chiuso o all'aperto, illuminazione, eventuale piano di lavoro, come ad esempio un tavolo regolabile, posizionamento del materiale, etc.); la postura del bambino; il ruolo del bambino e quello di altri eventuali partecipanti (per tutoring) che possono svolgere una funzione complementare eseguendo attività che il bambino non riesce a fare autonomamente; la scelta dell'attività di gioco (ad es. giochi causa-effetto, costruzione, disegno, manipolazione etc.); la scelta del materiale. Di grande importanza è lo studio della postura; per far sì che il bambino possa esprimere al meglio le proprie capacità motorie è infatti necessario disporre di un sistema posturale (carrozzina o seduta corredati eventualmente di cuscini e bretellaggi) idonei, e di un piano di lavoro ("vassoio", scrivania regolabile etc.) sufficientemente agevole ed ergonomico. Le attività vengono elaborate tenendo in considerazione i fattori della motricità, quali; le capacità senso percettive, stimolando gli analizzatori sensoriali, cinestetico, tattile, visivo, acustico; lo schema corporeo e posturale, sollecitando il controllo dell’equilibrio, la coscienza del proprio corpo, il controllo della respirazione e l’organizzazione spazio-temporale; lo schema motorio di base, come camminare, rotolare, afferrare, lanciare, correre, traslocare in quadrupedia, saltare (sono considerati dei prerequisiti per l’autonomia motoria personale e sociale); le capacità organico-muscolari (condizionali), determinate prevalentemente da processi energetici e neuromuscolari; la forza (nelle varie espressioni e in particolare la forza massima e resistente) è la capacità che subisce il minor sviluppo in quanto generalmente nei disabili sono presenti deficit di forza spesso collegati ad un ipotono. Gli esercizi devono tenere conto delle capacità motorie residue, ossia di quello che i ragazzi sono in grado di fare.

Le fasi possono prevedere il seguente schema:

  • Fase uno: riscaldamento a corpo libero;

  • Fase due: condizionamento con esercizi con/senza utilizzo piccoli attrezzi;

  • Fase tre: percorso motorio;

  • Fase quattro: esercizi a terra - schemi crociati;

  • Fase cinque: defaticamento con esercizi di respirazione.

Fondamentale risulta sensibilizzare tutti gli alunni e le alunne ma soprattutto le famiglie sul valore inclusivo e educativo dello sport.

 

 

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Categorie: Corpore SanoNumero di visite: 772

Tags: dino bonfiglio sport e inclusione

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