Come mettere in campo efficaci azioni di autodifesa

Nella gestione dell'autodifesa la componente psicologica gioca un ruolo decisivo

Spesso quando si parla di autodifesa personale, si tende a trascurare la componente psicologica, che invece gioca un ruolo decisivo. Per affrontare l'argomento nella sua interezza occorre analizzarlo dal punto di vista psicologico. E' utile analizzare i processi chiamati in causa durante una situazione di forte stress come l’aggressione, comprendere come funziona il corpo umano e come questo reagisce a certe situazioni,  conoscere le reazioni del cervello a situazioni di forte tensione, le dinamiche dei gruppi, a cosa portano panico e stress e quanto importante sia la gestione di tali stati mentali per non restare paralizzati dalla paura. E’ necessario conoscere i meccanismi psicologici ed emotivi dell’aggressore e dell’aggredito poiché la consapevolezza di questi aspetti agevola e rende più efficace il processo difensivo. Cosa Accade nel cervello quando abbiamo paura? La paura è una delle reazioni più radicate negli esseri viventi. Il suo scopo è proteggere dalle minacce e dai pericoli esterni. La risposta alla paura inizia in una regione cerebrale chiamata Amigdala. Da qui tutte le volte che ci troviamo di fronte uno stimolo, percepito come pericoloso o minaccioso, parte una reazione a catena ovvero viene attivato una parte del sistema nervoso periferico che è il sistema simpatico che ha la funzione di preparare l’organismo in uno stato di allerta: le pupille si dilatano, il respiro accelera, la frequenza sanguigna, la pressione e il flusso sanguigno aumentano, viene mandato più glucosio ai muscoli in modo da attivare due reazioni. l'attacco o la fuga. C’è un’altra reazione il cosiddetto freezing, che porta  all'immobilità tonica, tanto da apparire come congelati. E’ una reazione fisica determinata dalla mente, che s’innesca quando bloccarsi sembra l’unica opzione possibile, quando si è di fronte ad una situazione che non si riesce ad affrontare. Pertanto, la paura può evolvere e degenerare in Panico. Nell’ambito di un’aggressione, il panico si genera quando il sistema cognitivo crede di non riuscire a gestire lo scontro e il pericolo. Infatti, subire un’aggressione implica dover gestire un livello di stress elevato cui il cervello moderno e quindi il nostro essere cosciente non è abituato. L’addestramento e le strategie di autodifesa insieme alla consapevolezza di questi processi psicologici ed emotivi ci aiutano ad utilizzare al meglio la pulsione primaria a nostro favore e a non cadere nella trappola del panico. Focalizzarsi sull’azione piuttosto che sull’attore ovvero sull’aggressore ci permette di non cadere nell’assoggettamento psicologico della figura dell’aggressore e questo rende efficace la difesa. Conoscere le tecniche dell’autodifesa personale è uno strumento importante, ma questo strumento potrebbe non funzionare se non riusciamo a gestire le emozioni come ansia e paura. Oltre l’addestramento alle tecniche di autodifesa e la consapevolezza è necessario che a livello cognitivo l’essere umano crede di poter affrontare il pericolo concentrandosi sull’azione in modo tale da non trasformare la paura in panico. E' necessario mettere in atto un ridirezionamento emotivo ovvero trasformare la paura in rabbia in modo da non rimanerne paralizzato durante un’aggressione e mettere in atto energie per preparare una fuga mettendosi in salvo o rispondere all’offesa fisica. Una delle tecniche che se bene praticata permette di ridurre il livello di ansia e stress e regolare le emozioni è la respirazione tattica. Questo tipo  tipo di respirazione viene utilizzata per gestire l’attivazione grazie ai suoi effetti sui muscoli del corpo: l’inspirazione aumenta la tensione muscolare mentre l’espirazione produce rilassamento muscolare. La respirazione tattica suggerisce di utilizzare una fase espiratoria più lunga e dunque duratura di quella inspiratoria. Il segreto di questo tipo di respirazione consiste nella capacità di equilibrare le due componenti del sistema nervoso autonomo bilanciando l’influenza del sistema simpatico con quella del parasimpatico. E' una respirazione che consente nel tempo di raggiungere un livello di benessere psicofisico. Un altro aspetto importante è che gli aggressori non scelgono la loro vittima a caso ma in base a dei criteri di valutazione ovvero quella più facile da sopraffare, che assume un atteggiamento passivo, che a livello non verbale mostra insicurezza. Proprio per tale motivo, è necessario far apprendere delle tecniche di comunicazione verbale e non verbale che mostrino sicurezza, fiducia in sé stessi. Per esempio, assumere una posizione con spalle dritte e protese in avanti, mantenere il contatto oculare con le persone anche se sconosciute; Comunicare in modo assertivo ovvero comunicare attraverso un tono di voce sicuro e determinato anche quando si parla di fronte a persone che non si conoscono, imparare a dire di no in modo aperto e deciso, agire al primo segno di invasione della privacy per evitare che la “non reazione” venga colta come debolezza e mantenere sempre alto il livello di attenzione per cercare di essere sempre consapevole di ciò che ci circonda. Tuttavia, un aspetto importante è la prevenzione ovvero evitare di cedere alle provocazioni verbali e non sopravvalutare le proprie capacità di difesa personale e utilizzare tali tecniche solo ed esclusivamente per difesa. E’ necessario lavorare sulla forza inibitoria piuttosto che su quella pulsionale per evitare il conflitto fisico.

Print
Commenti

Categorie: I Comuni, Leonforte, Corpore SanoNumero di visite: 550

Tags: tecniche di autodifesa

Theme picker


Ultime notizie

«maggio 2024»
lunmarmergiovensabdom
293012345
6789101112
13141516171819
20212223242526
272829303112
3456789

Archivio

Seguici su YouTube

Seguici su Facebook