Calascibetta con la testa tra le nuvole

Tra i borghi più belli d'Italia ha tanto da raccontare

Scorgerla mentre stai arrivando in ufficio è sempre uno spettacolo. Cattura il tuo sguardo, ti connette al suo piglio romantico e misterioso e ti proietta ad osservare la bellezza dell'entroterra siciliano, di cui distrattamente spesso non ne apprezziamo il grande valore. Calascibetta, tra i borghi più belli d'Italia, dirimpettaia del capoluogo, abilmente arroccata tra i monti Erei si fa osservare, con vanità durante le giornate limpide e con intrigante mistero quando si lascia compiacente avvolgere dalla nebbia. Dal Belvedere la sua consorella non smette mai di guardarla, fiera di tanta bellezza. E' una emozione per quei turisti, anche per caso, che con sorpresa e stupore si portano dietro dopo, averle osservate e guardate entrambe, il ricordo di questa parte dell'Isola dove batte forte il cuore della Sicilia. Calascibetta appare come il sublimato della cittadina siciliana interna. Le sue costruzioni colorate dell’ocra della splendida pietra xibetana, sono dominate dalla mole della Cattedrale, chiesa medievale di fasto regio. La città, perché nonostante le dimensioni, di città si tratta, perde le sue origini nella preistoria. Poco distante dall’odierno centro vennero scoperte le tombe della località Malpasso, pertinenti all’età del rame e scavate da una popolazione che aveva certamente importantissimi legami con l’area egeo anatolica coeva. A Malpasso succede la lunga teoria delle necropoli di Realmese, Calcarelle, Valle Coniglio. Spettacolare l‘area di Canalotto, un vero villaggio rupestre tardo antico. Con l’arrivo degli arabi Calascibetta scopre il ruolo che sarà leit motiv della sua storia: fare da base per riporre assedio ad Enna. Gli arabi si trincerano sul monte ed attendono la caduta della roccaforte bizantina; lo faranno qualche tempo dopo i normanni, con le truppe ed i cavalieri del Gran Conte Ruggero I, lo stesso farà Pietro d’Aragona, quando, venuto in Sicilia per cogliere i frutti della rivolta dei Vespri, ebbe timore a permanere ad Enna che avrebbe preferito divenire libero comune piuttosto che assoggettarsi alla nuova corona aragonese. Oggi il suo centro storico si presenta quasi integro con edifici che tradiscono la ricchezza delle sue genti un tempo dedite all’agricoltura ed all’allevamento. Nota caratteristica è l’uso della calcarenite ocra che compone mura, si trasforma in archi, stipiti, cornicioni ed ardite balconate, testimoni di una sapiente arte dell’intaglio sulla viva pietra.Salendo per il centro si trova Sant’Antonio  da qui parte la lunga e tortuosa via principale che, spezzata dalla moderna Piazza dove sorgono la torre civica, la chiesa della Maria SS. del Carmelo e le Scuole, continua sino a giungere alla spianata sommitale. Lungo il corso si aprono le antiche carceri, scavate nella viva roccia, la chiesa ed il Convento di San Domenico e, più in alto il grande palazzo “dei principi”, oggi abitazione privata.In alto l’area del castello, poi occupata dalla chiesa di San Pietro, il santo patrono, e con la torre superstite della fortificazione normanna. Il Duomo venne costruito ad iniziare dal 1340, e venne destinato per privilegio reale ad essere “Cappella Palatina”. L’impianto è a tre navate suddivise da colonne e con transetto ed absidi a pianta curva. Diverse le opere d’arte conservate e tra esse quadri di Francesco Sozzi e di Ludovico Svirech. Visibili da alcune lastre trasparenti sul pavimento della grande chiesa, sono state ritrovate porzioni dell’area fortificata medievale. Passeggiare per il centro storico, consente di scoprire scorci inusitati, palazzetti di notabili e sculture non di rado cinquecentesche e seicentesche magari lasciate lì a fare da stipite alle case private. Bella anche la piazza del convento dei Cappuccini, alla fine della via Giudea, quartiere ebraico, con una grande croce devozionale e la facciata della chiesa e del convento. All’interno della chiesa si conserva una tela raffigurante l’Epifania realizzata dal toscano Fillippo Paladini. A due chilometri si trova la contrada Maria SS. di Buonriposo, con il suo piccolo santuario mariano, che accoglie la più grande festa campestre della provincia. Essa si svolge durante il primo fine settimana di settembre di ogni anno e termina con il lunedì successivo. Durante la festa ai riti sacri si affiancano le tradizionali scampagnate serali con preparazione della salsiccia sulla brace e il “palio dei Berberi” una corsa equestre tra improvvisati fantini.

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Categorie: I Comuni, CalascibettaNumero di visite: 1396

Tags: Calascibetta

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