Intellettuale, esigente, sensibile, Anna Guillot è un'artista tipicamente contemporanea.Toscana di nascita ma siciliana di adozione, con un piede stabile ad Enna, si può definire cittadina del mondo.
Ha stabilito un contatto ricorrente con Berlino, dove viene considerata ed apprezzata per il suo lavoro, non trascurando, però, la sua attività di docente all'Accademia di belle arti di Catania.
Ad ampio raggio, il suo rapporto con l'arte è strettamente connesso con la ricerca dei suoi colleghi non soltanto nazionali, con i quali crea spesso una sintonia artistica che lei stessa descrive come il suo "modus operandi".Le sue creazioni passano dall’ideazione, alla cura e alla regia stessa di eventi d’arte scaturiti dai suoi progetti.
- Anna, chi sei artisticamente?
"Un’artista che riflette sul senso dell’arte da un punto di vista etico, che cerca di divulgare anche il concetto di professionalità. Anche nella didattica, ovviamente. Mi muovo attraverso più riferimenti: ad artisti, luoghi, strutture contemporanee e del passato."
- Un tuo progetto che ami particolarmente?"
Uno tra i recenti è "Domus aurea”, realizzato un paio di anni fa con Alfredo Sciuto dentro la Torre di Federico II, ad Enna: l’immensa “foderatura” dell’interno della struttura medievale, tenuta ferma dal getto d’aria di un ventilatore e dalle onde sonore - da considerare in gergo artistico un “inflatable environment”, ovvero “un’opera da fruire percorrendo una struttura gonfiabile”. E qualche anno prima, sempre all’interno della Torre, il primo in assoluto, evento contemporaneo di rilievo internazionale nel contesto di un’architettura antica, nel cuore della Sicilia: la performance “Serein, sento dunque sono” di Giovanni Fontana, uno dei maggiori “poeti sonori”, ovvero sperimentatori della voce e del gesto, viventi".
- Hai dedicato altri progetti artistici al capoluogo ennese?
"Altro momento di rilievo per il territorio è stato l’avventura “Nui simu” di Marinella Senatore, realizzata ad Enna su mia segnalazione. L’opera video incentrata sulla cultura mineraria, era il risultato di un progetto che ha coinvolto 300 cittadini in tutte le fasi di realizzazione, dal casting alla produzione. La sua realizzazione, commissionata alcuni anni addietro dal museo palermitano di Palazzo Riso su definizione di Daniela Bigi, ha reso per dieci giorni Enna e il parco minerario Floristella dei veri e propri set cinematografici. Tale opera ha rappresentato l’Italia alla 54ᵃ Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia."
- Un lavoro, il tuo, che fa riflettere, ma che una volta realizzato lascia spazio all'immaginazione. Chi vi entra in contatto si sofferma e divaga con la mente e con il cuore. Un lavoro che consente una sorta di catarsi che favorisce la fuga da una realtà - sotto certi aspetti pesante da vivere - ma che può servire anche a capire di più…
"È proprio così. Anche a Palermo, in sodalizio con gli Amici dei Musei siciliani, due anni consecutivi negli Oratori seicenteschi di San Lorenzo e San Mercurio dove Giacomo Serpotta ha realizzato alcune tra le cose più importanti del barocco siciliano, ho tentato qualcosa di difficile e importante."
- Di che cosa si tratta?
"Insieme ad alcuni dei maggiori artisti internazionali, come Boltanski, Calle, Fischli & Weiss, Rogozinski, Senatore, Wüthrich, attraverso le loro e le mie opere ho attuato un confronto, anzi un dialogo, tra passato e presente, intervenendo anche come artista e sul piano della scrittura critica, oltre a ricoprire un ruolo autorale riferito al progetto. "
- Ci fermiamo qui, ma potremmo andare avanti a lungo. Di recente hai concluso il tour di mostre “In Series artist's multiples for a multiple show”, una mostra - come dici tu - di multipli d’artista svoltasi simultaneamente a Spoleto, Berlino e a Catania, e che forse porterai ad Enna. Non ti fermi mai. La mostra ha chiuso i battenti da poco e siamo certi che già pensi che portarla qui sarebbe possibile e culturalmente utile. Sicuro ci riuscirai.