Oggi giornata nazionale dei disturbi alimentari. Che ruolo giocano i social media nella prevenzione?

Disturbi alimentari e social media: un rapporto in evoluzione

La rete e tutte le sue diverse declinazioni d’uso sono oggi uno degli aspetti più versatili e utilizzati della quotidianità, da semplice mezzo informativo, oggi il web garantisce una moltitudine di nuove opportunità, soprattutto in materia di interazione, connessione e condivisione. L’evoluzione di ciò è da attribuire anche alla grande diffusione dei social media, piattaforme informatiche che hanno lo scopo di ricreare delle vere e proprie piazze virtuali, nel quale incontrarsi, mostrarsi e connettersi. Ciò rende chiaro il ruolo che questi hanno come strumento mediatico con una forte influenza e un notevole ascendente sulla cultura sociale dei diversi periodi storici, proponendo anche le mode generazionali, ed entrando nella sfera della salute personale, esponendosi alla possibilità̀ di veicolare informazioni poco chiare e potenzialmente fraintendibili. Sebbene l’intento sociale della rete sia quello di unire, focalizzando l’attenzione sui social media, non par dubbio che il loro ruolo nell’influenzare la popolazione non sia trascurabile, al punto che sono ad oggi identificati come una delle principali fonti di pressione socio-culturale. Ci sta, quindi, che le nuove forme di comunicazione, tra cui proprio i social media (SM), impongano massima attenzione, poiché anch’essi coinvolti nel trattare argomenti riguardanti la salute e il benessere: la loro crescente diffusione, congiunta alla scarsa (se non del tutto assente) verifica della maggior parte dei contenuti che vengono condivisi, li rende infatti uno dei maggiori mezzi di propagazione, sviluppo e mantenimento di uno rapporto patologico con il proprio corpo (e quindi, di conseguenza, con il cibo).

Social media e siti pro anorressia

Le visual platform, cioè quelle piattaforme che sfruttano prevalentemente dei contenuti visivi, sono ad oggi tra le più diffuse. La richiesta di esposizione è frequente e costante, e si chiede di farlo soprattutto attraverso il corpo, a cui spesso poi si chiede di essere “perfetto”. Ciò rende questi mezzi virtuali dei pericolosi strumenti, in grado di influenzare il rapporto che la persona ha con il proprio corpo, alimentando lo sviluppo di comportamenti che, finalizzati a cambiare quello stesso corpo che si crede sbagliato, fanno cadere nel buco nero dei disturbi del comportamento alimentare. Le foto e i video diventano quindi il mezzo per esporsi, e lanciati i post nella rete, rimangono in attesa della conferma che sono stati visti e accettati attraverso le visualizzazioni (propriamente il numero totale di persone che vede quel contenuto), i like e i commenti. Il feedback ricevuto quindi gioca un ruolo fondamentale in questa analisi: si è registrato difatti come un basso indice di gradimento, come ricevere pochi commenti, o a carattere negativo, abbia un importante ascendente sullo stato psicologico e in modo particolare nell’aumentare la predisposizione a sviluppare un DAN (disturbo dell’alimentazione e della nutrizione). Il negato consenso di approvazione attraverso l’esposizione del corpo, difatti porta a credere che questo sia sbagliato, e che quindi vada necessariamente cambiato, dando il via al circolo vizioso che lega ormai da anni i social media e i disturbi del comportamento alimentare. Non solo i social media legano internet e DAN. Un esempio importante e negativo, invero una delle possibili derive a cui espone la comunicazione via web è quello dei siti pro-ana (abbreviazione di pro-anoressia). Si presentano sotto forme diverse, possono essere veri e propri siti, blog, chat, o anche pagine interattive su alcuni social ma tutti hanno un unico scopo, cioè̀ quello di creare una community nella quale si può parlare del disturbo alimentare come scelta di vita, condividendo credenze, informazioni e “consigli”. Vere e proprie comunità̀ virtuali, nelle quali sono pure presenti spazi dedicati alla discussione e alla condivisione in tempo reale, che giocano un ruolo non indifferente, poiché, sebbene la pericolosità del contesto ricreato, abbattono le barriere comunicative e di interazioni tipiche dei disturbi alimentari, favorendo invece il senso di accettazione e appartenenza, nonché di legame e affiliazione.

Una nuova prospettiva: le nuove politiche dei social e i siti pro ricovero

Chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare è spesso portato a mettere in atto misure di isolamento, che inducono a cercare riparo nell’anonimo mondo virtuale. I social media possono facilitare tutto ciò, dando la possibilità̀ di interagire, ma anche di vivere passivamente il bombardamento mediatico. Spesso succede però che l’algoritmo delle diverse piattaforme, come anche la necessaria accettazione dei cookie che promuovono contenuti similari a quelli già visionati, perpetuando una costante e subdola influenza di pensiero, inducono la persona alla ricerca dei campi di interesse attraverso parole chiave, meglio note con il termine di hashtag. In virtù di questo meccanismo, molte di queste piattaforme hanno deciso di identificare tutta una serie di termini che spesso sono correlati a contenuti o pagine che rimandavano o trattano di uno stato di malessere, e rendere così alcuni specifici hashtag dei veri e propri campanelli di allarme. Tra le visual platform che già da tempo hanno iniziato a mettere in atto questa strategia c’è Instagram (dal 2012). Se sulla barra di ricerca vengono inserite parole come: skinny, proana, anorexia, bing eating o bulimia, la ricerca viene automaticamente interrotta, facendo spazio alla schermata: “Can we help?” (in inglese “Possiamo aiutare?”), all’interno della quale viene spiegato come queste parole siano spesso associate a contenuti particolari, e che se ci si trova in un momento di difficoltà è possibile richiedere immediatamente - e in maniera totalmente gratuita – supporto. La stessa schermata difatti ha un pulsante per ricevere assistenza, che fa uscire dalla piattaforma, aprendo una nuova pagina dedicata a fornire aiuto e supporto immediato. Sarà così possibile ricevere diverse proposte di aiuto, tra cui, contattare un amico, o qualcuno di fidato in cui cercare immediato conforto, parlare con un professionista, e in ultimo, ma non per importanza, leggere una serie di suggerimenti che propongono azioni pratiche e semplici, che hanno l’obiettivo di distogliere l’attenzione dal pensiero disfunzionale o dallo stato di malessere, provvedendovi in modo sano e attivo, sebbene temporaneo. Parlando poi dei disturbi dell’alimentazione, sempre la piattaforma in analisi ha aggiornato le proprie politiche, non limitandosi a studiare un meccanismo di riconoscimento precoce, ma dedicando un’intera sezione del reparto sicurezza all’argomento. Lo scopo di ciò è primariamente informativo, ma in aggiunta sono anche fornite soluzioni chiare e immediate, sia a chi sta combattendo la sua battaglia con il cibo, sia per coloro che sono vicini a qualcuno che soffre di un DAN, ma anche per quanti semplicemente temono avere un problema di questo tipo, proprio o altrui, ma non sanno come comportarsi o come aiutare. Ivi è spiegato cosa sono questi disturbi, quali i principali fattori che li possono alimentare e alcuni numeri di aiuto mirato da poter contattare. L’uso del web, in questa differente modalità, aggiunge alla sue caratteristiche tipiche (abbattimento barriere spazio temporali, interconnessione mondiale) la capacità inclusiva per coloro che non possono diversamente accedere alla diagnostica e alla cura: su detto versante, i social media più attenti, promuovendo contenuti dedicati al ricovero o al percorso di guarigione, hanno progressivamente arricchito le linee di sostegno, con testimonianze di persone che hanno vissuto la patologia e che ne sono uscite, nonché con professionisti che offrono la loro esperienza e il loro aiuto attraverso le nuove modalità della rete. In aggiunta, la maggiore conoscenza e informazione in materia di DAN, hanno garantito la medesima facilità all’espansione delle communities di supporto alla guarigione. Sono ormai molti i gruppi virtuali incentrati sul supporto al ricovero per la lotta ai disturbi alimentari, spazi ove è possibile trovare informazioni corrette sui disturbi e sulle modalità per chiedere aiuto, con aggiunta, spesso, di un supporto psicologico ed emotivo. Volgendo al termine di questa breve analisi, sembra chiaro il rapporto che lega internet, e in particolar modo i social media ai DAN, che per modalità e funzionamento, hanno più volte dimostrato avere un forte ascendente in materia di salute e alimentazione. Il fatto rilevante è il positivo posizionamento di taluni social di particolare diffusione e frequentazione mondiale, sul fronte del supporto e del sostegno in ambito salutistico, fattispecie che concreta un argine più che contrasto alla mala informazione e ai contenuti dannosi, specializzandosi nell’intercettare il pericolo per poi veicolare antidoti e rimedi. Certamente non si potrà mai definire il web un posto sicuro, ma le osservazioni qui riportate hanno avuto lo scopo di dimostrare che il cambiamento è avvenuto e ciò significa che è possibile intervenire ulteriormente, perché il web e i social media, quando governati coscienziosamente, possono anche essere un vero e proprio mezzo di prevenzione e cura.



 

Print
Commenti

Categorie: La ProvinciaNumero di visite: 370

Tags: social media giornata mondiale del fiocco lilla

Theme picker


Ultime notizie

«maggio 2024»
lunmarmergiovensabdom
293012345
6789101112
13141516171819
20212223242526
272829303112
3456789

Archivio

Seguici su YouTube

Seguici su Facebook