L'accordo tra lo Stato e la Regione siciliana in materia di finanza pubblica lascia perplesso il segretario generale della Cgil, Michele Pagliaro.
Ai tanti nodi a sciogliere, alle tante incertezze e i duri attacchi da parte del presidente Anci Sicilia, Orlando, si associano tante voci nel coro della protesta.
A proposito di protesta, ormai è imminente la data del 30 giugno, quando scenderanno in piazza,a Palermo, precari degli Enti locali, dipendenti delle ex Province, sindaci, per una mobilitazione a carattere generale su cui sono puntati i riflettori del malcontento.
La politica regionale sconta le colpe di un ritardo epocale mai registrato negli annali della storia siciliana.
La politica nazionale affonda il coltello nella piaga, come un caterpillar che travolge,seminando devastazione, sociale, economica ed occupazionale.
Le colpe? Possono rimbalzare da Palermo a Roma e viceversa. Di fatto l'Isola sta vivendo uno dei momenti più bui della storia legata alla sua (pseudo, ormai) autonomia.
In questo impasse a carattere generale, ecco che finalmente scendono in campo i sindacati.
Tra la Cisl che diffida il Commissario straordinario, Scaduto, a deliberare la proroga dei contratti dei precari fino al 2018 (con quali soldi?) alla Cgil che si appella al buon senso dell'Esecutivo siciliano,nell'ambito dell'accordo Stato-Regione.
Secondo il segretario generale, Michele Pagliaro, difatti, le somme (anche qui ipotizza tanta incertezza, sullo stanziamento di 900 milioni di euro) non verranno trasferite direttamente alla Regione, ma verranno stanziate in un conto infruttifero presso la tesoreria dello Stato, riconoscendo alla "Regione una disponibilità limitata, esclusivamente per il pagamento di stipendi e pagamenti relativi a quote di mutui in scadenza nell'anno, con l'obbligo di reintegrare tali somme prelevate con le prime disponibilità in entrata."
Un segnale chiaro ed inequivocabile:il Governo centrale non ripone più fiducia nelle scelte del presidente Crocetta e "blinda" gli stanziamenti per spese urgenti e indifferibili.
Inoltre sempre secondo Pagliaro non risalta dall'accordo, la tempistica.
"Non è chiaro se questo meccanismo è legato al tempo necessario per provvedere a tutti gli adempimenti legislativi da parte dello Stato e della Regione e dunque rendere operativo l'accordo con immediatezza."
Per quanto riguarda le ex Province la conditio sine qua non trova le sue fondamenta solo se nella " piena applicazione della Delrio."
Altro messaggio evidente da parte dell'Esecutivo nazionale che ,anzichè esprimersi circa 4 anni in merito, ha concesso all' Ars un periodo di tempo lungo ed infruttuoso, durante il quale la normativa sul riordino delle ex Province è stata votata per ben 4 volte, con l'apporto di modifiche ed aggiustamenti,stoppati dal Consiglio dei Ministri
A questo punto l'interrogativo è unanime: ma perchè il Governo romano non ha da subito messo in chiaro che la legge Delrio doveva essere anche applicata in Sicilia, pena i mancati finanziamenti per le ex Province?
Si è perso il senso della misura e della temporalità. Tutti sono contro tutto e si cerca, oggi, affannosamente, di annaspare verso un approdo che appare molto lontano e nebuloso.
La sensazione è quella che Renzi voglia fare capitolare Crocetta, ma,forse non gli è chiaro che andando verso una politica di cui vorrebbe "cambiare verso", capitolerà anche lui.
La Sicilia è determinante nel voto al referendum e a quello delle elezioni politiche.
Ed i bisogni di cittadini tutti, impiegati, precari,tra gli altri, non guardano alla guerra fredda tra Renzi e Crocetta.
Aspettano risposte chiare ed efficaci perchè vengano ripristinato quel minimo di equilibrio che,prima dell'avvento del Pd al Governo in Sicilia, lasciava ancora una boccata d' ossigeno,per lo meno ai diritti acquisiti.