ll trend ormai è questo: la cucina a chilometro zero.
Ingredienti a portata di casa, meglio se dal marchio " dop" o" igp",sono il punto fermo dei ristoranti piu' inn.
La tradizione gastronomica nel territorio ennese ha origini radicate in un passato che torna sulle nostre tavole.
Tante dominazioni che lasciano segnali indelebili nelle abitudini quotidiane,ma anche nei fornelli.
Legumi, verdure e ortaggi sono i principali ingredienti di una cucina “povera”.
E' bene sapere che dietro una ricetta antica c'è sempre una mamma che , a sua volta, ha fatto tesoro dei consigli della nonna.
Tutto il territorio ennese non si è fatto tentare da contaminazioni di nouvelle cusine o incursioni etniche, legate a questa o quella moda.
Qui vince il passato che è presente, ma anche futuro.
Un esempio su tutte la cittadina di Troina,ancorata ad un ricettario di passione e tradizione.
Saltare, friggere, cuocere alla brace, arrostire, mettere in forno a legna, sono attività
contemplate nel ricettario semplice , ma gustoso.
E’ proprio un dolce, l’emblema storico della cittadina come narra la storia, abitata dai popoli conquistatori e iberatori.
Stiamo parlando delle “’Nasciatiedde”, dolci di vino cotto di fichidindia che devono il loro nome ad una elaborata forma,arrotolata con tagli obliqui.
Nascono come dolci prettamente natalizi, ma poi man mano si conquistano un posto, come dessert a fine pasto o come dolcetti da accompagnare a bevande alcoliche.
La presenza di queste leccornie del palato è testimoniata da documenti storici e da preziosi manoscritti, questi ultimi a cura delle monache benedettine di clausura e portano la data di inizio del 1869 e una di fine ,il 1912.
Cotte nel forno, le “’Nfasciatiedde” profumano di sapori di campi arsi dal sole.
Il gusto di vino, di bucce grattugiate di arancio e di cannella che cuoce a fuco lento, e poi la lavorazione delle stesse paste che prevede un passio finale nelle mandorle tritate, miste a zucchero e cannella sono una vera chicca per il palato.
Se non le conoscete, dovete assolutamente correre ai ripari.
Provare per credere.