Sos Pronto soccorso. Indigniamoci!

Carenza di personale, file estenuanti, locali inadeguati.

La misura è colma. Sarebbe meglio dire la pazienza o meglio la proverbiale rassegnazione degli ennesi ha superato ogni limite. Non possiamo più consentire a nessun abitante di questa provincia di continuare a sentirsi un cittadino di serie “zeta”.

E’ questa purtroppo l’amara considerazione di chi, deve ricorrere, suo malgrado, alle cure del pronto soccorso dell’ospedale Umberto Primo di Enna. Da quel momento tocchi con mano, che il tuo diritto alla salute è un concetto talmente astratto tanto che l’unica soluzione è quella di cominciare a pregare.

 Una premessa è moralmente obbligatoria. Il personale medico, paramedico e ausiliario, non costituiscono la nostra controparte ma essi stessi sono, come noi cittadini, vittime di un sistema, che purtroppo risponde solo alla brutale logica dei numeri. Conti, obiettivi, budget che per i vertici si traducono in laute promozioni mentre nella maggior parte dei casi per i servizi sono un disastro.

Con i loro di conti e di interessi i vertici dell’Asp ritengono, così, garantire una prestazione sanitaria, non degna di questa accezione, destinando al pronto soccorso, un numero palesemente insufficiente di personale, appena dieci medici da spalmare in tre turni, festivi compresi e un numero altrettanto esiguo di paramedici. Tutto ciò dimenticando che confluisce al pronto soccorso ennese anche l’utenza proveniente dai comuni limitrofi, come conseguenza del depotenziamento degli ospedali di Leonforte e di Piazza Armerina. A coprire il turno di notte un solo medico e un solo ausiliario.

Capite bene che le scene sono apocalittiche! Ma le scene diurne non sono da meno e le attese per i malcapitati sono estenuanti. Dal triage alla visita, se ti viene assegnato un codice verde l’attesa può superare anche le cinque ore prima di cominciare gli accertamenti che il caso richiede.

 Alla mancanza di personale, si assomma la carenza di locali, non sufficienti a ospitare il flusso di utenza. Poche poltrone, stanze non adeguate, e persino insufficienti barelle e sedie a rotelle. Un tale ammasso di persone rende poi ingovernabile anche l’igiene.

Il personale stressato rimanda le lamentele. “ Non è colpa nostra, siamo qui a lavorare fino a dove possiamo, con enorme spirito di sacrificio. Dovete essere voi a ribellarvi”.

 E allora cari cittadini intasiamo gli uffici dell’Urp, denunciamo, scriviamo e indigniamoci. Dobbiamo ricordargli, visto che spesso se ne dimenticano impegnati come sono a garantirsi poltrone e potere, che il loro principale obiettivo è assicurare ai cittadini prestazioni sanitarie degne di un paese civile.

A buon intenditor poche, ma concise, parole!

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