Il nostro caro Angelo

Un saluto ad Angelo Spampinato

La canzone di Battisti era il leit motiv della nostra amicizia. Se n’è andato con l’eleganza che lo contraddistingueva. Pacato, sobrio, ma anche sornione. Angelo Spampinato,61 anni, non doveva morire. Era ancora giovane,aveva tante cose da fare. Un uomo curioso colto e raffinato, solidale con chi aveva bisogno, mi piace ricordarlo “prima e dopo”.Prima della sua volontaria emigrazione a Torino e “dopo” al suo rientro in città. Si era lasciato al Nord i suoi difetti per fare ritorno più maturo, più consapevole, più sensibile. Era un antiborghese per antonomasia. Ai tempi in cui ha ricoperto la carica di assessore più volte ho avuto modo di incontrarlo. E non in ufficio, o dietro qualche scrivania,ma al bar, dove annotava,registrava,prendeva appunti. E quando gli raccomandavo di ricordare qualcosa, magari facendo ricorso ad una sua ipotetica segretaria , mi guardava dritto negli occhi e mi diceva “Non ho nessuna segretaria”. Era così, Angelo. La sua vita era la socialità. I suoi contatti erano al bar, in giro,tra gli amici. L’ultima volta,due settimana addietro l’ho visto:era pallido, smunto, ma con gli occhi ancora vigili. Seduto con gli amici del mattino mi ha salutato, con la sua affabilità. Gli ho fatto il resoconto della mia vita degli ultimi due anni. Lui mi ha ascoltato. E basta. Quando gli ho chiesto “Come stai?”.Non mi ha risposto, ma ha aggiunto “Appena posso ti vengo a trovare.” . Lo sapeva,però, Angelo che non ci sarebbe stato nessun altro incontro. Il suo sorriso a metà tra la smorfia e l’angoscia lo hanno tradito.
Ciao Angelo.
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