La tratta dalla stazione ferroviaria ad Enna bassa- nella piazza di fronte il bar Di Maggio- per intenderci, costa 13 euro.
Lo abbiamo verificato di persona.
Scesi dal treno Palermo- Catania, alla stazione di Enna, non esiste alcun mezzo pubblico.
Solo un autobus alle 8,40 del mattino.
E questo il primo disservizio.
Scorgiamo un pulmino con la scritta "Ersu." Ci avviciniamo e chiediamo se effettua la corsa per Enna bassa, anche a pagamento.
Risposta lapidaria “No. Salgono a bordo solo gli studenti.”
Va bene, sarà così. L’autista riceve ordini dall altro e si adegua.
Non ci resta che rivolgerci ad un taxi.
Sono le ore 9, 20 del mattino. Entriamo in auto e gli indichiamo la meta.
Dopo appena 2 Km circa e, con orologio alla mano, 4 minuti, arriviamo a destinazione.
-Quanto costa?
“Tredici euro”-risponde flemmatico il conducente del mezzo.
-E noi: ma non è un eccessivo il prezzo, le pare?
“Signora anche noi dobbiamo lavorare."
Paghiamo e tiriamo le somme: 9 euro il biglietto per Enna, 13 euro il taxi, per un totale di 22 euro.
Dall’ aeroporto di Fiumicino alla stazione di Termini il biglietto varia da 5 a 15 euro.
Sembra surreale che non esista un servizio di bus cittadino.
Ma si può ipotizzare la strategia dei titolari delle autolinee che effettuano le tratte da Enna per Palermo e Catania,i quali non hanno alcun interesse a foraggiare Trenitalia, invogliando così i passeggeri a riversarsi sui loro autobus dagli orari più compatibili con le esigenze dei pendolari.
Difatti, mentre nel corso di sei mesi passati, a causa del crollo del ponte, altezza Scillato, il tragitto di curve da rally delle Madonie ha dirottato il flusso dei passeggeri verso i treni, con orari più ravvicinati, adesso non è così.
Il primo mezzo utile per ritornare nella capitale siciliana, in treno è fissato alle 16,40.
Non ne esiste un altro prima.
Questa è un pezzo di storia della provincia più degradata che non può crescere e non vuole crescere e non si adeguerà mai alla vita reale delle città un po’ più evolute.