Ex Province. Intanto si vota (così pare)

La Giunta regionale ha deliberato si attende ancora la pubblicazione sulla Gazzetta

La giornata è legata alla più tragica vicenda della storia contemporanea, ma l’11 settembre sarà ricordato, per le ex Province siciliane come una svolta storica.

Si va al voto. Con tanti se e tanti ma. 

Si apprende che il Governo regionale abbia deciso, (pare con un atto ufficiale, ancora non notificato) che si ponga la parola fine ai commissariamenti. 

Dal momento in cui si registrerà l'ufficializzazione delle elezioni di secondo livello (se arriverà) sarà un mese di grande trambusto negli Enti, per organizzare uffici elettorali, predisporre schede e tutto l’iter burocratico che si richiede.

Intanto non si sa bene quanti saranno gli stanziamenti alle ex Province, 9 milioni di euro in tutto che non serviranno a chiudere i bilanci degli enti.

Si attendono le variazioni di bilancio dell'Assemblea regionale. Anche se è notizia certa che 180 milioni di euro, somma occorrente per gli enti, non saranno mai e poi mai stanziati.

Da ieri si rincorrono nei media le dichiarazioni, dal sapore rassicurante, dell’assessore regionale all’Economia, Baccei, che afferma di lavorare "alacremente" per trovare ancora stanziamenti.

L’incertezza regna sovrana, così come ormai lo scetticismo tra i dipendenti.

L'Osservatorio appena istituito a Palermo non ha sortito, nel corso dell'insediamento, alcun risultato. Si vocifera che potrebbero essere messi in campo prepensionamenti per i lavoratori che entro il 2018 avranno raggiunto 40 anni di attività.

Tutte frottole, tuona un sindacalista che vuole rimanere nell'anominato. Se aprissero questa maglia, si dovrebbe prevedere lo scivolo per tutti gli altri enti. E l'Inps non ha somme da destinare a questa possibile determinazione. 

La speranza è quella che la politica del territorio possa prendere le redini e gestire direttamente e con buon senso, senza proclami, l’emergenza. 

Ma si respira aria di grande preoccupazione. Non bastano, forse, solo i politici.

Ci vogliono leggi e progettualità economica. 

Altrimenti i presidenti dei Liberi Consorzi avranno un solo ingrato compito: dichiarare il dissesto.  

 

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