Alla scoperta dei luoghi delle Carmelitane

In occasione dei riti Pasquali e fino al 27 aprile si può visitare il monastero di San Marco che ha ospitato dal 1931 al 2013 le Carmelitane Scalze

La chiesa di San Marco con il suo monastero ha sempre suscitato tra gli ennesi un fascino particolare.

La presenza per lunghi anni, dal 1931 e fino al 2013, delle carmelitane Scalze, le suore di clausura, ha attribuito alla chiesa un che di misterioso e di suggestivo.

Chi non ricorda la ruota attraverso la quale potevi donare o ricevere qualcosa e le grate attraverso le quali scrutare uno sguardo di chi aveva abbandonato il contatto con qualsiasi relazione esterna per dedicarsi pienamente alla preghiera e alla meditazione. 

Oggi il monastero non è più abitato dalla suore che per problemi economici si sono dovute trasferire altrove, con molto rammarico per tutta la Città.

In occasione dei riti della Settimana santa e pasquali i frati carmelitani, in collaborazione con i volontari della proloco, hanno aperto le porte del monastero ed organizzato, per la prima volta, delle visite guidate all'interno. 

Un percorso sentimentale alla scoperta di quei luoghi di preghiera, di silenzio, di lavoro e di vita fraterna. 

Prima tappa il Coro, luogo per la recita dei salmi, dove le suore dedicavano due ore alla meditazione. 

Si passa poi al refettorio, dove si può ammirare l'affresco che raffigura il Convento Stella Maris di Monte Carmelo. Secondo la regola carmelitana le monache non mangiavano carne ad esclusione delle suore ammalate o convalescenti. 

Altro luogo importante è il Capitolo, sala dove si riuniva la comunità per discutere e prendere decisioni, a scrutinio segreto riguardanti la elezione della priora, l'ammissione di una nuova religiosa piuttosto che per questioni di natura economica o di dicliplina interna. 

Al Coro alto si accede attraverso la galleria che gira tutto intorno alla chiesa.

Dai balconcini interni le monache seguivano la Messa. Lontana dagli ambienti comuni vi è la cella campanaria che veniva utilizzata per ritiri spirituali e per momenti di solitudine. Si possono visitare anche le celle, che non erano solo destinati al riposo ma anche allo svolgimento di attività manuali.

 

  

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