Quando volava suo marito, Angelo D'Arrigo, morto prematuramente cinque anni addietro a bordo di un bimotore, entrato nel Guinnes dei primati per avere sorvolato in deltaplano l'Everest, lo seguiva da terra.
Adesso, invece, la svolta. Volerà anche lei, proprio come il suo Angelo,battezzato “l'uomo Aquila” perchè addestrava i rapaci in estinzione, lasciando un'eredità di coraggio, amore e voglia di farcela.
Vicino alla nostra redazione, il pluri campione trascorreva parte del suo tempo ad esercitarsi anche nella nostra provincia. Dopo il libro “In volo senza confini”, Laura sceglie una sua maestra di volo coreana, Zam Zam.
Non è stata una impresa facile, ammette “soffro di vertigini.”
Ma la cosa più bella che Angelo le abbia insegnato è questa “Se sai volare, non puoi avere paura di cadere.”
Quasi vent’anni d’amore, tra i due, di progetti e di viaggi e tre figli.
Dopo, la tragedia, Laura non si abbatte, neanche un momento. Istituisce una fondazione in memoria del marito e sostiene progetti di cooperazione in Perù.
E poi il volo, con le donne, da Cahide del Kurdistan turco, a Liliya della Russia, ad Amina della Nigeria e l'amica Zam Zam.
Donne di altre terre ed altri cieli. Mondi diversi, ma carichi di sofferenza, accomunate da storie di violenze e soprusi.
Un modo, il suo, per condividere le esperienze ed il dolore, ma soprattutto il coraggio di andare avanti, superare i momenti bui e trovare nel volo la libertà di lasciarsi alle spalle i ricordi che bruciano sempre.
E Laura si augura di avere sempre di più compagne di volo, consapevole che Angelo approverebbe e si compiacerebbe del suo nuovo impegno che sa di solidarietà, ma soprattutto di amore