Paolo Di Marco, giornalista e scrittore, firma il suo quinto lavoro editoriale

“L'azzurro del cielo. La fede di un prete contro l'Inquisizione” dal 5 febbraio sarà in vendita in tutte le maggiori librerie online

Dalla cronaca declinata in tutte le sue diverse sfaccettature alla ricerca certosina per portare alla luce storie che meritano di essere raccontate e che celano spesso un'altra verità, il più delle volte anche scomoda. Dallo studio e dall'approfondimento, durato circa 5 anni, Paolo Di Marco, giornalista e scrittore porta alla luce una vicenda oscura, drammatica avvenuta nell'allora Castrogiovanni che ha avuto come protagonista il parroco don Pasquale Di Mattia vittima del potere della sua stessa Chiesa, senza perdere mai la fede. 

Il racconto ha inizio con il suo arresto, ad opera dei militi dell'Inquisizione, avvenuto nell'agosto del 1780 a Castrogiovanni. Ingiustamente incarcerato sconta una pena di tre anni di carcere duro e solo prima della fine della condanna viene liberato grazie all'intervento di un giureconsulto Francesco Benigno Tremoglie, anche lui di Castrogiovanni. È una storia emblematica che mettere in chiaro il lato oscuro del potere quando è usato per deformare la realtà e sacrificare la verità all'altare di interessi malati. Lo spunto del racconto è un fatto realmente anche se raccontato con particolari frutto della fantasia dell'autore. 

È quindi una storia-romanzata. Perchè?

“Le notizie esistenti sono quelle essenziali poi il buio assoluto riguardo una eventuale documentazione. Attorno a fatti veri ho voluto costruire un intero racconto in linea con quanto accaduto in quegli anni.”

Come ha notizia dei tormenti del parroco?

“Ho appreso della vicenda di don Pasquale Di Mattia da un giornale on line locale che da anni si occupa magnificamente di avvenimenti storici della città di Enna: Il Campanile. Una storia che mi ha incuriosito parecchio e circa cinque anni fa ho iniziato a scavare e alla fine è venuto fuori questo lavoro”.

Per la Sicilia i secoli dell'Inquisizione furono anni oscuri e di grande povertà.

“Sicuramente, fra il 1600 e il 1700, nessun angolo dell'isola può resistere alla funesta presenza della Santa Inquisizione che rappresenta il potere che si fa assoluto padrone di un popolo, di una terra con la religione piegata ad essere il bastone violento di chi comanda. Don Di Mattia voleva essere solo un buon prete, servire la Chiesa e Dio. Il potere non poteva e non voleva concedere tanta libertà e quindi tentò in tutti i modi di eliminare quel religioso così poco potente ma tanto ingombrante". 

C'è un particolare che ti ha particolarmente colpito quando hai letto per la prima volta di questa storia?

“Di certo la grande fede di questo prete che per anni, malgrado le torture, non ha confessato ciò che non aveva commesso. E poi il particolare dei bigliettini scritti e conservati dentro la cella.”

Ma un recluso dell'Inquisizione aveva la libertà di scrivere?

“No, non poteva. Ma la voglia del parroco della pieve di San Giorgio don Pasquale Di Mattia era talmente forte da superare ogni proibizione. Entrato in possesso di straccettini di carta pensò bene di utilizzare un legnetto appuntito come pennino e il suo sangue diventò inchiostro. L'intero racconto è uno spaccato del tempo e dell'oscurantismo che l'Inquisizione aveva inflitto alla terra siciliana. In generale credo che squarcia il fortissimo senso di impotenza che il tempo esprimeva contro chi non si allineava ai voleri del potere costituito.”.

La Chiesa esce male dalle pagine del libro. “Probabilmente esce male da secoli, quando appunto abbandona il suo naturale percorso spirituale per ispirare il suo agire verso la gestione del potere temporale e per farlo e mantenerlo utilizza le maniere più grette. Poi però – conclude Di Marco - dal cumulo di fango e sporcizia levano la voce figure pure che sono quelle che in ogni tempo hanno sostenuto e assicurato credibilità alla Chiesa.”

 

 

Breve sinossi del racconto.

Castrogiovanni, agosto 1780. Il giovane parroco don Pasquale Di Mattia viene portato via a viva forza dalla pieve di San Giorgio dai militi dell'Inquisizione. L'arresto avviene sotto gli occhi attoniti dei parrocchiani che non sanno spiegarsi il motivo. Neanche don Pasquale ha idea di quali imputazioni pendano sul suo capo, ma nella certezza della propria innocenza sente viva l'immanente forza di Dio dentro di sé. Un'intensità che lo mantiene ostinatamente in vita nonostante le torture che i carcerieri di palazzo Steri gli infliggono quotidianamente senza pietà. Il sacerdote è finito suo malgrado in un vortice di giochi di potere immensamente più grande di lui. Un turbine che coinvolge i nobili, il clero e la Santa Inquisizione di Sicilia; che travolge coloro che sono percepiti come un ostacolo ai loro scopi. Perfino un umile, ignaro uomo di Dio. Dalla vera storia di don Pasquale Mattias, un racconto che strizza l’occhio alla leggenda ma che affonda le radici in una delle pagine più crudeli della storia della (non) religiosità.

 

Print
Commenti

Categorie: I Comuni, EnnaNumero di visite: 1884

Tags: Paolo Di Marco

Theme picker


Ultime notizie

«aprile 2024»
lunmarmergiovensabdom
25262728293031
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
293012345

Archivio

Seguici su YouTube

Seguici su Facebook