La redazione di Enna Magazine si associa all'appello promosso da Pietro Bartolo, medico, parlamentare europeo e vicepresidente della Commissione LIBE, da Fiorella Mannoia, artista impegnata per i diritti umani e da Salvatore Amato, presidente dell'Ordine dei Medici di Palermo a difesa di tutti i bambini vittime innocenti di questa sanguinosa guerra che sta massacrando migliaia di civili palestinesi e israeliani. E' una ferita per l'umanità che non può essere accettata e che lacera le coscienze.
Nell'appello si chiede che "così come per la piccola Indi Gregory, il Governo italiano offra la cittadinanza ai neonati coinvolti nella guerra che insanguina la striscia di Gaza e che hanno bisogno di cure e macchinari per sopravvivere e li accolga insieme alle loro famiglie. Abbiamo letto di come le donne sono costrette a partorire per strada e di quanto sia grave la situazione degli ospedali a Gaza. Secondo Sarah Hendriks, vicedirettrice esecutivo di UN Women che ha lanciato l’allarme a fine ottobre, sarebbero più di 5.500 le partorienti attualmente nella striscia di Gaza. I media hanno dato notizia di sette neonati che hanno perso la vita all’ospedale di Al Shifa, il più grande di Gaza, perché le incubatrici non sono più funzionanti. Nel conflitto avrebbero già perso la vita, inoltre, 5mila bambini. Non riusciamo a sopportare il pensiero che siano proprio i bambini, israeliani e palestinesi senza distinzione, a pagare il prezzo più alto di questa guerra. Facciamo in modo che possano venire in Italia per vivere e non per morire. Creiamo un corridoio umanitario continuo e sicuro che valga almeno per loro, i neonati e le loro famiglie, e per le donne che devono partorire. Offriamo loro, e offriamo anche a noi stessi, una risposta di umanità. Il diritto alla vita è il primo dei diritti dell’infanzia che la comunità internazionale ha il dovere di riconoscere e garantire. Sentiamo spesso parlare della difesa della civiltà occidentale, dei suoi valori, ma se l’agire dell’uomo è senza umanità nessuna civiltà può definirsi tale. Il 20 novembre è stata la Giornata internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza. Con quale coraggio possiamo celebrare giornate come questa, quando migliaia di bambine e bambini muoiono per la guerra, così come sta avvenendo nel vicino Medio Oriente? In ogni conflitto, in ogni carestia sono i bambini, gli “infanti”, a pagare le conseguenze più atroci. Bambine e bambini che cresceranno con l’imposizione dell’odio, senza distinzione tra israeliani e palestinesi. Non si tratta di schierarsi con Ḥamās o con Netanyahu. Il nostro appello va a difesa di tutti i bambini. Bisogna uscire dal tifo delle curve, come fosse una partita di calcio, perché su quel campo non si vince, si muore soltanto. Lanciamo un appello a tutti i cittadini, ai medici che vivono la rabbia dell’impotenza, del non potere agire, non poter fare qualcosa, all’Ordine dei medici, ai ginecologi e ai pediatri. Ci rivolgiamo ai parlamentari italiani di tutti i partiti sia del Parlamento italiano che del Parlamento europeo e al mondo associativo. Si faccia presto. Dopo la tregua accordata il conflitto riprenderà in tutta la sua ferocia, portando nuova distruzione e nuovi morti. Solo così si salva la “civiltà” occidentale e ogni “civiltà”. Senza umanità non c’è civiltà".