venerdì 10 novembre 2006

A proposito del rinvio a giudizio degli indagati per l’occupazione dell’autostrada Pa-Ct.

Il 10 novembre 2006 resterà tra le giornate più tristi della giustizia ennese: nella stessa giornata la magistratura mette in libertà una persona accusata di avere ucciso la propria bambina e manda, invece, a giudizio 38 persone colpevoli di avere bloccato un’autostrada per un’ora e 45 minuti.
In un territorio nel quale le interruzioni dell’erogazione idrica, dell’energia elettrica, delle linee telefoniche e telematiche hanno frequenze e disinteressi da terzo mondo, la polizia e la magistratura di Enna perseguono con un particolare accanimento, e con un incredibile spiegamento di energie e di mezzi, 105 minuti di interruzione di una autostrada, che da quando esiste non è stata peraltro mai interamente percorribile. Si dirà, giustamente, che questo è il loro dovere. E su questo hanno tutta la mia solidarietà umana. Il risultato, però, è che sul banco degli imputati si trova adesso un’intera classe dirigente (tutto il centro-sinistra ennese) che, a costo della propria fedina penale, ha sfidato chi non voleva che nascesse l’Università di Enna, ed ha avuto ragione a farlo.
Dispiace che non sia stata presa in alcun conto una considerazione semplicissima: se il ministro Moratti si precipitò a firmare il decreto istitutivo dell’Università di Enna dopo quei 105 minuti di interruzione dell’autostrada, vuol dire che Enna aveva tutte le carte in regola per pretendere quel decreto. Non si istituisce, infatti, dopo 200 anni una quarta Università in Sicilia (né in alcun altro posto d’Italia) soltanto per 105 minuti di chiusura di un’autostrada. Evidentemente Enna aveva ragioni da vendere, aveva motivo di protestare. E’ semmai sulle ragioni dei ritardi romani che stupisce che nessuno abbia sentito il bisogno di indagare.

Il Presidente
Cataldo Salerno

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Tags: ministro Moratti

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