La scomparsa dell’onorevole Pino Mancuso è di quegli avvenimenti che danno il segno di quanto tempo sia passato dalla conclusione di un periodo epico e carico di entusiasmo e di voglia di conquiste sociali: il periodo in particolare dell’occupazione delle terre, quello delle lotte per la dignità degli operai delle miniere, quello degli “scioperi alla rovescia”, quando invece di sospendere il lavoro si decideva di lavorare di più per obiettivi popolari. Fu in uno di quegli “scioperi alla rovescia” che praticamente nacque l’autodromo di Pergusa. Oggi si direbbe che probabilmente fu un errore circondare il lago di un anello di asfalto, ma allora si aveva giustamente in testa l’idea dello sviluppo economico per la propria gente, senza se e senza ma.
La vita di Pino Mancuso – dirigente sindacale autentico e stimatissimo leader di partito – è la sintesi di un’epoca. Con la sua morte assume un’aura quasi leggendaria quell’entusiasmo genuino di chi si parava davanti qualsiasi battaglia, quella straordinaria capacità di credere nei giovani fin “allevandoli” nel partito per costruire i dirigenti politici di domani, quel modo spontaneo di fare politica in mezzo al popolo parlando come il popolo e continuando ad essere popolo anche quando si è diventati parlamentari della Repubblica. L’elezione di Pino Mancuso al Parlamento nazionale fu una grande scommessa vinta, il frutto di una campagna coinvolgente e di una fiducia senza riserve di tutto il partito nei suoi confronti. Una grande pagina di un Partito che, anche grazie a Lui, è diventato grande in questa provincia. Sapevamo da tempo che Pino Mancuso stava male e ci aspettavamo la notizia della sua morte, ma adesso che se ne va, a noi che allora eravamo i giovani comunisti, ci sembra di avere perduto uno zio, non soltanto un operaio che agli inizi degli anni ’70 diventò onorevole contro ogni schema precostituito.

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
Cataldo Salerno