venerdì 9 novembre 2007

Cava di Monte Scalpello. Il presidente della provincia Cataldo Salerno chiede un incontro urgente con il governatore della Regione e le istituzioni interessate.

Il presidente della Provincia Cataldo Salerno ha inviato, stamani, una lettera al presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro per sollecitare la soluzione della vertenza che vede coinvolti 40 lavoratori della cava di Monte Scalpello. Dallo scorso 7 agosto, infatti, la cava operativa da circa 30 anni, è stata chiusa per disposizione del Tribunale di Nicosia per ragioni riferite alla tutela ambientale. Da allora 40 lavoratori sono rimasti disoccupati. “Il vincolo ambientale - scrive dettagliatamente Salerno nella lettera - è stato posto nel 1997, per cui la ditta concessionaria ha dovuto richiedere il rinnovo dell’autorizzazione il 30 dicembre 1997. L’autorizzazione è stata richiesta per il completamento di un programma approvato nel 1983 dagli enti competenti. Per una serie di evenienze giuridiche e tecnico-burocratiche, la richiesta è stata poi ripresentata nel 2006. All’autorizzazione concorrono il Comune di Agira, la Soprintendenza di Enna, il Corpo delle miniere, l’Ispettorato ripartimentale delle foreste. Anche se è stata attivata in proposito la procedura prevista dai vigenti ammortizzatori sociali, i lavoratori premono giustamente per potere tornare agli impianti e riprendere la normale attività. Si rifiutano di capire – continua Salerno - e noi con loro che l’affermazione astratta delle ragioni ambientali debba passare attraverso la chiusura di decine di posti di lavoro e possibilmente un disastro ben più grave e certo di quello presunto che si cerca di contrastare: è infatti esperienza consolidata che le cave abbandonate divengono facilmente discariche abusive, spesso in mano alla criminalità organizzata”. Anche a nome del Sindaco di Agira e delle Organizzazioni sindacali, il capo dell’amministrazione provinciale chiede al Presidente della Regione di volere convocare una riunione urgente tra tutte le istituzioni interessate alla vicenda al fine di consentire il più rapido ritorno in attività dei 40 lavoratori. “Quello che i lavoratori, le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali chiedono – ribadisce Salerno - è di potere concordare, insieme con la ditta e con gli enti preposti alla tutela, un piano di completamento e di risanamento ambientale (anche diverso da quello già presentato) che assicuri la lavorazione degli inerti già a suo tempo estratti e mantenga quindi i posti di lavoro negli impianti, escludendo qualsiasi ulteriore estrazione”.
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