Si prende questa espressione per intitolare una rubrica che si dedichi a nutrizione e alimenti e alla loro combinazione. Il conoscerne, infatti, della qualità come degli effetti sull’organismo umano, è un varco per accedere al benessere fisico, ma anche per la prevenzione e la cura di talune malattie, nel variare delle condizioni delle nostre diverse epoche ed esigenze di vita.


Giulia Iacono
Biologa nutrizionista, laurea magistrale in Scienza dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, indirizzo clinico, con studio finalizzato sia alla prevenzione, cura e gestione delle patologie, che ad ambiti specifici, quali i disturbi del comportamento alimentare. Esperienze specifiche nelle strutture pubbliche dedicate della Usl 2 Umbria. Master Universitario presso Università Tor Vergata (in progress) su Psicobiologia della nutrizione e del comportamento alimentare, ed esperienza lavorativa specialistica presso Residenza Villa Giulietta - Centro per la cura dei disturbi alimentari e del peso di Prunetto. Abilitata all’esercizio della professione, iscritta all’Ordine nazionale dei Biologi.


Se vicino si ha una persona che sta affrontando un percorso complicato con il cibo, nessuna paura! Ecco come affrontare insieme le feste

Consigli pratici dall'esperta per aiutare chi è affetto da Disturbi del Comportamento Alimentare che possono accentuarsi in questo periodo in cui il protagonista è il cibo

Dicembre è l’ultimo mese dell’anno, e come consueto porta a concludere l’anno in grande stile, portando con sè due festività molto importanti per la nostra cultura, il Natale, evento emblematico nella storia della religione cristiana e l’ultimo dell’anno, ultimo momento di raccolta prima di accoglierne uno nuovo, spesso pieno di speranze e aspettative. Per molti questo è un momento di unione, pieno di gioia e serenità, durante il quale sembra pure difficile riuscire a preoccuparsi, anestetizzati dalla felicità che questo porta con sè, ma non è per tutti così. Non sono certamente poche le categorie che non riescono o non possono vivere con la medesima serenità questo momento, ma tra questi necessitano una maggiore attenzione coloro che soffrono di un disturbo alimentare. Non si sceglie di stare male, chi ne soffre si ritrova dentro questo vortice in modo inconsapevole, sospinto inconsciamente da eventi e ragioni personali che hanno portato a cercare nel cibo una via di fuga, con il solo scopo di scomparire o anestetizzare un dolore di cui spesso non si conosce l’origine. Alla luce di ciò, dovrebbe iniziare ad essere più chiaro il perché, per queste persone, queste feste così tanto incentrate sul cibo, siano un momento complicato. Bisogna fare una specifica: quando si sente parlare di DCA scattano subito alla mente i due “capisaldi”, e cioè il disturbo anoressico e quello bulimico, ma è importante attenzionare anche tutte le altre le forme di malattia meno note e emergenti, come il disturbo da binge eating, noto anche come disturbo da alimentazione incontrollata, che porta ad abbuffarsi senza controllo con conseguente senso di disagio e sofferenza, e il disturbo ortoressico, per cui si ritiene di poter consumare solo cibo “sano”. Sebbene in questi casi non si possa parlare di una vera e propria “paura” per il cibo, non si può comunque sottovalutare il disagio che pranzi e cene possono apportare. Difatti l’esposizione a grandi quantità di cibo, spesso considerato pure poco salubre, può apportare forte disagio, dal discontrollo a tavola fino a vere e proprie difficoltà a sedersi insieme agli altri commensali. Durante le feste l’aspetto più importante dovrebbe essere quello di passare del tempo di qualità con le persone care, ma quando ci si trova dinanzi un DCA questo è più complicato: il disturbo infatti porta la persona a creare muri e distanze tra lei e chi la circonda, rendendo difficile non solo comunicare, ma anche chiedere aiuto, soprattutto in quei momenti in cui ce n’è più di bisogno.

Setting e argomenti di conversazione.  La prima cosa a cui fare attenzione è il setting. Può sembrare qualcosa di banale, ma circondarsi delle persone con cui la persona che soffre di DCA si sente più a suo agio può aiutare ad affrontare il momento di difficoltà. Per cui limitare il numero degli invitati e sceglierli accuratamente. Si comprende che questo non è sempre un passaggio facile, soprattutto per via del fatto che queste feste si è soliti trascorrerle con i propri familiari, le persone con cui è più difficile fare una scelta. Sia che questo scenario sia realizzabile che no, un’altra cosa molto importante da fare è informare gli invitati. Si comprende non essere facile, e spesso dover spiegare questa situazione porta con sé molta sofferenza, ma la comunicazione di ciò è necessaria, perché in questo modo si potranno preparare gli invitati, e notificare quali le tematiche o argomenti più delicati che sarebbe il caso di non trattare, come ad esempio quelli in materia di peso e forme corporee, e quali espressioni evitare, come ad esempio: “perché non lo mangi?” oppure “stai ancora mangiando?”. Optare piuttosto per argomenti generici, come parlare di hobby, viaggi o esperienze fatte! Un altro gesto di supporto è quello di individuare tra gli invitati una persona confort, che sia disposta ad allontanarsi con chi è in difficoltà. Questo sicuramente non risolve il problema, ma sapere che in qualsiasi momenti si potrà essere accolti, e momentaneamente allontanarsi dal gruppo, può essere un grande punto di forza, che rassicura e favorisce il superamento del momento di crisi. Non trascurare i dettagli, per cui si consiglia spostare la bilancia, chiuderla nell’armadio o metterla in un posto non noto, in modo che non sia a disposizione nel disturbo durante la festività.

A tavola e in cucina. L’aspetto alimentare non è da meno, anzi può diventare un punto focale su cui intervenire al fine di promuovere un pasto sereno a chi sta affrontando un DCA. Una prima strategia è quella di rendere noto il menù. Per chi soffre di un disturbo di tipo anoressico o bulimico, una delle grandi paure in queste situazioni è proprio quella di non sapere cosa si consumerà, e sebbene possa essere difficile da comprendere, sapere cosa ci sarà sulla tavola aiuta a prepararsi meglio all’evento, evitando l’effetto sorpresa tanto temuto. La domanda sorge spontanea: cosa cucinare? Nessun allarme! Non è necessario rinunciare alla tradizione, ma può essere utile preparare anche qualche alternativa meno elaborata, e che possa essere considerata una soluzione confortevole. Non si abbia paura di chiedere alla persona interessata quale pietanza può essere più rasserenante. Anche se a molti può sembrare un azzardo, provare a coinvolgere chi soffre nella preparazione, delle proprie pietanze, così come della tavola, può essere di grande supporto, perché aiuta ad allontanare i pensieri negativi sul cibo, supportando l’idea che si stia realizzando qualcosa per sè e per gli altri, slegato dal pensiero che si sia lì solamente per mangiare. Attenzione però, chiedere di provare è utile e funzionale, ma non è necessario insistere, se la proposta non viene accolta significa che ancora non ci sente pronti ad affrontare questo step. Per chi soffre di un disturbo da alimentazione incontrollata invece il problema è quello opposto, un’eccessiva scelta può rendere complicato decidere cosa e quanto mangiare, e quindi, non percependo il senso di fame e sazietà, perdere il controllo a tavola, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Una possibile strategia è quella di scegliere attentamente cosa preparare, limitando le portate ove possibile, in modo che la minor scelta aiuti a moderare l’assunzione. Oltre ciò, è d’aiuto mettere a tavola del pinzimonio a base di verdure crude, questo aiuterà a placare la fame nell’attesa del pasto, aiutando a raggiungere, o meglio, a percepire meglio un senso di sazietà.

Il tempo libero, nostro alleato Durante le giornate di festa il tempo si dilata e il pasto è solo una piccola parte, i momenti di “noia” sono quindi dietro l’angolo, e possono essere particolarmente difficili per chi soffre di un DCA, per alcuni infatti diventa occasione per reiterare e dare adito a pensieri disfunzionali per ciò che si è mangiato e su come fare a “compensare”, per altri invece questa noia insostenibile porta a cercare di anestetizzare quella sensazione attraverso il cibo. Per fronteggiare ciò preparare più attività da fare durante la giornata, e che possano riempire attivamente i vuoti; esempi pratici possono essere giocare ad un gioco da tavolo, fare un’attività che dia spazio alla grande creatività che spesso caratterizza queste persone, o anche una bella passeggiata. Queste suggerimenti non sono certamente la soluzione al problema, ma possono aiutare sia chi soffre di un disturbo alimentare, ma anche familiari, genitori, nonni, amici che si ritrovano a camminare a fianco a queste persone e che vorrebbero rendere anche a loro il periodo delle feste un po’ più leggero, perché il momento di festa è prima di tutto un momento di unione e vicinanza, l’occasione per ricongiungersi con i propri cari, e costruire nuovi ricordi, indipendentemente da cosa poi ci sarà nel piatto.

 

 

 

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