Pino Pedone
Laurea in giurisprudenza, Direttore di banca in pensione, ha da sempre un forte legame con il mondo agricolo e le sue eccellenze. Fondatore, già nel 1985, della prima sezione di Agriturist in sicilia (la prima organizzazione a promuovere l’agriturismo nel nostro Paese), da quindici anni ha dato vita alla locale Condotta Slow Food, della quale è il segretario.

Dalle produzioni di qualità alle eccellenze enogastronomiche, si sa, il passo è breve, in atto è redattore di “Osterie d’Italia”una prestigiosa guida che da oltre 30 anni si occupa della ristorazione in Italia.


Cosa mangiare a capodanno? Lenticchie nere delle colline ennesi coltivate con tanta pazienza da giovani produttori

La lenticchia nera di Leonforte presidio Slow Food

Si avvicinano le festività di fine anno e si rinnovano le tradizioni gastronomiche che accompagnano i cenoni di Natale e soprattutto di Capodanno. Fra queste, la più diffusa, e non solo nelle nostre zone, è quella delle lenticchie a capodanno, ritenute beneauguranti di prosperità e benessere. Questa tradizione si perde nella notte dei tempi, risalendo all’uso degli antichi romani di regalare la " scarsella", una borsa di cuoio contenente lenticchie, con l’augurio che potessero trasformarsi in tintinnanti monete. Già il nome lenticchie, infatti, deriva dalla forma “a lente” di questi legumi, molto simile a quella delle monete. Le lenticchie, legume particolarmente ricco di fibre, proteine e vitamine, vengono coltivate già da migliaia di anni, e pare abbiano avuto origine in Asia per poi diffondersi in tutto il bacino del mediterraneo ove sussistono condizioni pedoclimatiche favorevoli alla coltivazione. Le varietà di lenticchie esistenti al mondo sono innumerevoli, e tante sono quelle tuttora coltivate in Italia, ma qui, nella nostra provincia, possiamo vantare una delle varietà più pregiate, tanto per le qualità nutrizionali quanto per quelle più squisitamente organolettiche. Parlo della lenticchia nera delle colline ennesi originariamente indicata come di Leonforte. Coltivata diffusamente fino agli anni 50 del secolo scorso in una alle altre leguminose in rotazione con la coltura principale del grano duro, per la sua attitudine a migliorare la fertilità del suolo e per l’alto contenuto di proteine, venne negli anni successivi progressivamente abbandonata per la impossibilità di meccanizzarne il complesso ciclo colturale. Per fortuna, pochi saggi contadini hanno continuato a coltivarla quasi per l’esclusivo consumo familiare, conservandone i semi e salvandola dall’estinzione. Piccola, con tegumento nero ma rossobruno al suo interno, è ricchissima di ferro e mediamente presenta un 35% in più di contenuto proteico rispetto alle altre lenticchie più diffuse. La sua estrema adattabilità al clima sempre più arido dell’entroterra siciliano, che ne consente la coltivazione anche in totale assenza di irrigazione in terreni sciolti ed aerati, ha stimolato l’interesse di alcuni giovani produttori che, sfidando la faticosa complessità delle tecniche tradizionali di coltivazione, hanno ripreso a produrla creando un mercato di nicchia, ma in ascesa, per questa eccellenza del territorio ennese. In sintesi la coltivazione prevede a fine maggio, quando la pianta ingiallisce, la sfalciatura manuale e l’asciugatura dei covoni; segue la trebbiatura con i forconi da effettuarsi nelle giornate ventose, per separare i semi dalla paglia, ed alla fine la selezione delle impurità, il tutto rigorosamente a mano. Cose d’altri tempi, come “a zze Biagina” che la coltivava qui nelle pendici sud di Enna e la vendeva sull’uscio di casa, nella discesa di via della Cittadella…. Oggi viene coltivata in diverse aree del territorio ennese e mi permetto di citarne i produttori che conosco, tutti giovani e appassionati, perché possiate contattarli se vorrete arricchire le vostre tavole di fine anno con questo prestigioso legume: Isabella Barbera, Angelo Calì, Sergio Ioppolo, Carla La Placa, Luigi Rampello, Silvia Turco, tutti aderenti alla Comunità creata da Slow Food fra i produttori di questo favoloso legume, diventato Presidio da alcuni anni e come tale sottoposto a rigoroso preliminare di produzione e promosso e tutelato quale espressione della biodiversità della colline ennesi.

 

Print
Autore: Pino Pedone
Commenti

Theme picker

Seguici su YouTube

Seguici su Facebook

«marzo 2024»
lunmarmergiovensabdom
26272829123
45678910
11121314151617
18192021222324
25262728293031
1234567