Case rifugio per le donne vittime di violenza. Senza stipendio gli operatori sociali

La FP Cgil di Enna ha richiesto un incontro con i sindaci dei comuni dell'ennese e di altri comuni siciliani che sono debitori nei confronti delle Cooperative sociali

 

Sembrerebbe paradossale quanto accade nella gestione delle case rifugio in provincia di Enna e non solo che accolgono le donne vittime di violenza e dei lori figli dove a subire il disagio questa volta sono gli operatori sociali, senza stipendio da mesi. A denunciare è il segretario provinciale della Funzione Pubblica di Enna, Alfredo Schilirò. “Le istituzioni – dichiara il Segretario Generale della Funzione Pubblica Cgil di Enna – da un lato e giustamente incoraggiano le donne maltrattate a denunciare, promuovono manifestazioni contro la violenza, inaugurano panchine rosse ed investono in spot di sensibilizzazioni, dall'altro però la realtà della gestione delle case rifugio è molto complessa e problematica. I lavoratori delle Cooperative non vengono retribuiti da diversi mesi perché i Comuni non pagano".

Per questa ragione la Funzione Pubblica Cgil di Enna ha richiesto di poter incontrare i sindaci dell'ennese e di altri comuni siciliani che sono debitori nei confronti delle Cooperative sociali. Il mancato versamento da parte degli enti locali ha messo in difficoltà la Coop. Sociale Etnos costretta ad anticipare le somme necessarie alla gestione del servizio con esposizioni bancarie non più sostenibili. Da un primo incontro è emerso che la Coop Etnos è in difficoltà perché i comuni di residenza delle donne vittime di violenza non pagano contravvenendo alle disposizioni della Legge 328/2000 la quale dispone che “Per i soggetti per i quali si renda necessario il ricovero stabile presso strutture residenziali, il comune nel quale essi hanno la residenza prima del ricovero, assume gli obblighi connessi all'eventuale integrazione economica". La donna che si affida a tale percorso riesce a raggiungere dei traguardi, le vengono offerte opportunità lavorative, i figli iniziano stabilmente e serenamente a proseguire il percorso scolastico, prima inevitabilmente compromesso da una critica situazione familiare. Ecco, quindi, che entrano in campo i gestori della struttura ospitante cui spetta il compito, attraverso la presa in carico, dell’ascolto del tragico vissuto della donna maltrattata, dell’assistenza legale, delle azioni di riconquista dell’autostima e della dignità della stessa e dei figli minori. Ma chi si occupa dei lavoratori sociali che gestiscono le comunità se i comuni non saldano le rette ? Per tale ragione la Funzione Pubblica Cgil – conclude il Segretario Generale Schilirò - si sta mobilitando accanto ai lavoratori sociali, per chiedere alle istituzioni delle risposte concrete per dirimere la questione e per dare dignità alle vittime di violenza ma anche agli operatori del settore".

 

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