Teatro Garibaldi. Una favola musicale sulla diversità
Tratto da un racconto di Nachman di Bratslav lo spettacolo, per adulti e bambini, punta sull'accettazione dell'altro
«Quella de Il Principe e il pollo – scrive il regista Alessandro Idonea - è una favola per grandi e bambini. Viviamo in un momento sociale in cui siamo ormai assuefatti dalla superficialità dei rapporti, e in cui ci siamo dimenticati come ci si sente a stare nei panni degli altri. La favola scritta da Moni Ovadia fa perno proprio sul fatto che in nessun caso, nemmeno quando tutto sembra perduto, bisogna aver paura della diversità, ma piuttosto bisogna prendersi cura dell’altro cercando strade nuove, che possono sembrare anche faticose, ma che spianano la via verso l’accettazione del prossimo. E se ci pensiamo un attimo, proprio questo è il contenuto fuor di metafora de Il Principe e il pollo: il coraggio della principessa di non temere la novità del comportamento inusitato del principe, ma anzi cercare di comprenderlo cambiando il proprio punto di vista, ed acquisendo per un po’ quello altrui. Il segreto sta esclusivamente nella relazione che la principessa riesce a instaurare con il ragazzo, e questo gli permette di farlo rinsavire. Forse una chiave del testo può essere trovata nel titolo che è “Il principe e il pollo” e non il “principe-pollo”: perché a ben vedere, e questo la principessa lo intuisce immediatamente, il principe non è affatto diventato un pollo, ma ha assunto semplicemente gli atteggiamenti dell’animale. La sua identità resta separata, diversa, da quella del pollo».