Le immagini di Oliviero Toscani renderanno sempre più democraticamente universali i mosaici della villa del Casale

Il video avrà una durata di quaranta minuti. Il primo ciack è previsto per la prossima primavera

Restituire la bellezza dei mosaici della villa romana del Casale di Piazza Armerina a chi non può vederla. Questo il senso del progetto che è stato affidato a Oliviero Toscani, il fotografo più irriverente e geniale della storia fotografica italiana. Si celebra quest’anno il venticinquesimo anniversario dell’iscrizione del sito archeologico siciliano nella lista del patrimonio Unesco. Il museo regionale villa del Casale, diretto dall’architetto Liborio Calascibetta, ha affidato all’autore delle mitiche campagne fotografiche la regia di un documentario insolito. Il video avrà una durata di quaranta minuti. Il primo ciack è previsto per la prossima primavera. Un progetto sperimentale, come spiega lo stesso Toscani: «L’aspetto interessante è che questo progetto non si può raccontare, si può solo immaginare. Sarà un lavoro di avanguardia. Per farlo attingerò ai ricordi della mia giovinezza. Quelli che risalgono al lontano 1954, avevo 14 anni. Giunsi a Piazza Armerina dopo un lungo viaggio in macchina con tutta la mia famiglia. A guidare la spedizione era mio padre Fedele. Aveva deciso di farci conoscere la Sicilia, la regione di mio cognato Aldo Ballo, anche lui fotoreporter come mio padre. Un lungo soggiorno durato quasi venti giorni nel corso del quale ho scattato le mie prime foto. Ricordo ancora gli scatti nella valle dei templi. Ho ancora nel mio studio quelle prime immagini. Avevo ritratto un gruppo di suore festanti che si arrampicavano lungo le scalinate del tempio, immerse in una luce indescrivibile. Giungemmo anche a Piazza Armerina. La tappa d’obbligo era la villa del Casale. Rimasi folgorato da quelle scene di caccia, guerrieri, animali esotici e quei colori così vividi. Dopo tanti anni, proverò a fissare con la macchina da presa quelle sensazioni. Ricordi che albergano nella mia memoria. Per farlo dovrò sforzarmi di immaginarmi quelle scene. Un lavoro complesso che sarà dedicato ai non vedenti. A coloro che non vedono ma immaginano. A loro racconteremo i mosaici del Casale con la voce di uno scrittore siciliano, Pietrangelo Buttafuoco. In verità questa intuizione è un trucco. Servirà anche a quelli che guardano distrattamente. Questo lavoro è dedicato anche ai ragazzi che osservano miliardi di immagini ma non riescono più a vedere niente. Paradossalmente, saranno proprio i ciechi a spiegare come si guarda con l’immaginazione». Il rapporto di Toscani con la Sicilia è un rapporto conflittuale e allo stesso tempo complice. «Ho realizzato il mio primo reportage per il settimanale “l’Europeo” proprio in Sicilia. Era il 1963, girai l’isola in lungo e in largo. Fotografando grandi personaggi come Ignazio Buttitta, Danilo Dolci, il boss don Calogero Vizzini, il cardinale Ruffini. Ad accompagnarmi fu un grande giornalista come Mauro De Mauro. Il reportage era dedicato al rapporto tra Clero e mafia». La Sicilia ha segnato tappe importanti della carriera di Toscani, non ultima la sua breve esperienza come assessore alla creatività del comune di Salemi nel corso della sindacatura di Vittorio Sgarbi. «È stata un’esperienza atroce e meravigliosa. Sul dramma della burocrazia che ammorba l’isola è inutile aggiungere nulla. Da questo punto di vista, è stata un’esperienza atroce. Ma il ricordo che porto con me sono i tanti giovani. I volti dei ragazzi e delle ragazze che ho fotografato a Corleone. Centinaia di sorrisi pieni di speranza e voglia di vivere. Come dimenticare quei giovani straordinari che si erano offerti volontari per darmi una mano a Salemi? Mi trasmettevano un’energia incontenibile. Una creatività esplosiva. Ecco, paradossalmente, è questo il dramma della Sicilia: l’eccesso. Un eccesso in tutto, nelle lungaggini, nella luce, nel cibo, nella bellezza e, incredibile a dirsi, anche nelle intelligenze. Quest’isola è eccessiva, c’è troppo di tutto. Siete cinque milioni di abitanti ma è come se si contassero cinquanta milioni di siciliani. Un eccesso che riguarda anche questo progetto del documentario sulla villa del Casale. Oltre duemila metri quadrati di mosaici. Milioni di tessere con i colori più indefiniti. Marmi provenienti da tutto il mondo. Scene straordinarie. Un eccesso visivo. Ecco, questa sarà la cifra stilistica del film. Ma, come se non bastasse, voglio aggiungere a questo eccesso di bellezza anche quello dell’immaginazione, delle emozioni che suscitano quei mosaici. Per farlo userò la potenza immaginativa di chi vede quello che sente. La sfida è questa, dare forma all’invisibile. Una sfida al nostro tempo, dove gli esseri umani hanno smesso di immaginare».

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