Province punto e a capo. Ritornano Presidenti, Assessori e Consiglieri. Con quali risorse?

Il disegno di legge illustrato oggi in conferenza stampa a Palazzo d'Orleans

Dopo la riforma "Giletti" ad opera del governo Crocetta che con un colpo di spugna abolì platealmente le Province siciliane, ancora prima della legge Delrio, abbandonandole nel limbo durato ben 9 anni senza soldi ma con le stesse competenze, oggi la Giunta Schifani approva il disegno di legge che le ripristina mentre a Roma si lavora per l’abrogazione della legge Delrio. La politica concentra l'attenzione principalmente sull'elezione diretta dei Presidenti delle Province, oggi Liberi Consorzi Comunali, e delle tre Città Metropolitane. La struttura è sempre la stessa, tre città metropolitane, Palermo, Catania e Messina, poi sistema diviso per abitanti. Ci saranno territori provinciali fino a 500 mila abitanti, fino a 1 milione di abitanti e oltre un milione. In base alla popolazione si individueranno il numero di consiglieri da eleggere così come il numero massimo di assessori. Nel caso di Palermo, Città metropolitana più popolosa, ci sarà un sindaco metropolitano e 36 consiglieri. Si tratta di un tagli rispetto alla composizione precedente all’abrogazione: allora i consiglieri erano 44. Nello specifico la norma prevede per le Città Metropolitane 36 consiglieri e un massimo di 9 assessori (25% dei consiglieri) a fronte di una popolazione pari o superiore a 1 milione di abitanti; 30 consiglieri e fino a un massimo di 7 assessori per popolazione inferiore al milione. Per le Province identica situazione con l’introduzione di un terzo scaglione pari a 24 consiglieri e fino a un massimo di 6 assessori al di sotto dei 500 mila abitanti. La parola adesso passa al Parlamento regionale che ci auguriamo affronti anche l'aspetto finanziario non secondario.  L'auspico è una riforma che rilanci questi enti nel governo del territorio ma che guardi anche alla sua organizzazione in termini economici e di risorse. Ben venga la politica, con la elezione diretta del presidente della Provincia, ma a questo deve seguire l'abolizione del prelievo forzoso, che ha reso questi enti incapaci di programmare qualsiasi sviluppo. Il problema attiene principalmente le piccole province, quali quella di Enna, costretta a contribuire al risanamento del bilancio dello Stato con un prelievo forzoso di 10 milioni di euro, sproporzionato alla reali capacità finanziarie e sbilanciato rispetto a quanto incassato con la RCA. Per il rilancio concreto di questi enti occorre metterli nella condizione di potere esercitare quel ruolo intermedio di coordinamento per dare risposte concrete, e non solo di facciata, ai territori. 

 

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