martedì 29 ottobre 2013

Scappati nella notte

I profughi ospiti ad Enna sono quasi tutti fuggiti via

Storia di ordinaria disperazione. Dei 34  profughi provenienti dall'Iran, dall'Afganistan, dalla Siria, assegnati al centro di accoglienza Oasi Francescana, ne sono rimasti solo 5, di cui tre minorenni e due donne.

Gli altri, nelle notti scorse, sono fuggiti via perché non vogliono vivere in Italia, ma cercano di raggiungere i loro parenti che si trovano in Germania o in Francia.

Al centro di Pergusa incontriamo una ragazza, Viola, 26 anni - nome di fantasia perché perseguitata dal marito. Ha percorso a piedi l'Afganistan, passando per la Turchia, fino ad  arrivare ad Istanbul.

Qui si è imbarcata per raggiungere l' Italia, anche lei in transito per altra destinazione, se il barcone non fosse stato intercettato dalla guardia costiera di Siracusa.

E invece per lei è andata male, anzi malissimo. A confermare il suo stato d'animo Ali', l'interprete, che ci prega di non fornire alcun dettaglio sulla donna, separata, con il suo bambino di pochi anni di vita.

Secondo la legge afgana le donne, quando si lasciano dai mariti, non hanno diritto a tenere con se i figli. Viola ha infranto la regola, pur di vivere con il suo piccolo. Ha pagato, come tutti gli altri profughi, 5 mila euro per il viaggio della disperazione. Ammassata con le altre compagne di sventura, in un angolo della stiva, adiacente ad un servizio igienico.

Agli uomini, invece, non era riservato il privilegio di un bagno e dunque si arrangiavano con l'ausilio di alcune bottiglie di plastica.

Il cibo? Neanche a parlarne. Durante la traversata solo qualche bottiglia di acqua e qualche pacco di biscotti, per lei ed il suo piccoletto che sorride, ma non si stacca dalla madre cui è abbarbicato.

Viola ha paura di tutto. Di noi, della macchina fotografica. E' sicura che il marito potrebbe scovarla pure ad Enna.

Resterà qui, in attesa non si sa di  cosa. Alla nostra domanda "E adesso che farai?", non risponde, ma guarda nel vuoto.

Forse è andata meglio agli altri profughi che sono fuggiti in queste notti per una meta precisa.

Senza documenti, nè vestiti.

A piedi? Si, risponde Ali', tanto sono abituati ai lunghi tragitti. 

Non sono servite le raccomandazioni di frate Daniele Lo Nigro, responsabile del centro e dei volontari, sulle leggi oltre frontiera che prevedono per gli extra comunitari il rimpatrio immediato.

Ma gli esuli hanno voluto provare lo stesso. Alcuni di loro sono facoltosi, almeno questa è stata l'impressione che ha ricevuto fra' Daniele. Avevano telefonini di ultima generazione e un portafoglio pieno di soldi cambiati in euro.  

Arriveranno alla  meta?  E se la risposta è si, Come sarà la vita da clandestini?

Sono interrogativi che non lasciano riposta. Del resto il loro destino sarebbe stato segnato da sofferenze e stenti e atrocità.

Allora è meglio sfidare le avversità. 

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