Disturbi del Comportamento Alimentare. Cosa sono, come riconoscerli, come affrontarli. La parola all'esperta

Profili, riconoscibilità e trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare. L'importanza degli alimenti

I disturbi del comportamento alimentare, o anche dell’alimentazione e della nutrizione, sono patologie che trovano manifestazione nell’alterazione della condotta individuale in rapporto alla quantità e qualità dell’alimentazione quotidiana, come reazione al disagio interpersonale - alimentato nel tempo da esperienze personali, bassa autostima e vincoli emotivi - che fa da comune nucleo psicopatologico a questi disturbi. Non è quindi possibile individuare una causa univoca all’origine dei DCA che hanno natura multifattoriale, data la molteplice e variabile forma dei fattori predisponenti, alcuni dei quali non sono modificabili (ad esempio sesso, età e patrimonio genetico) e altri, legati strettamente alla storia personale della paziente, corregibili (stereotipi culturali, esposizione precoce a diete restrittive, obesità infantile). Sebbene i DCA siano marcatamente legati alla sfera psico-emotiva, la particolare denominazione con cui sono stati chiamati rimanda al principale sintomo sentinella che li contraddistingue: un nuovo (e conflittuale) rapporto con il cibo. La letteratura scientifica ha profilato diverse tipologie di disturbi, ma la prevalenza diagnostica fra essi si attesta per l’anoressia e la bulimia che si caratterizzano per messa in atto di rigide misure di restrizione alimentare, accompagnate da metodi di compensazione, ovvero azioni atte a “rimediare” all’assunzione di un pasto, e per il disturbo da alimentazione incontrollata, ove si osserva, in maniera specularmente opposta, l’assunzione di grandi quantità di cibo accompagnata dalla sensazione di perdita di controllo. Meno frequenti, sebbene ad oggi in forte crescita e diffusione, sono l’ortoressia (consumo solo di alimenti definiti sani) e la bigoressia (consumo di alimenti solo in funzione dell’attività fisica). Nell’ultimo ventennio queste patologie si sono largamente diffuse, mutando e adattandosi al dinamismo della società odierna. Uno sguardo al panorama italiano, mostra come la popolazione femminile sia quella maggiormente predisposta allo sviluppo di un disturbo alimentare. Difatti gli studi sulla prevalenza, relativamente ai DCA ad oggi maggiormente diffusi, indicano che la frequenza è circa dello 0,3-0,5% (un caso ogni 200-300 persone) per l’anoressia nervosa, e dell’1-2% (un caso ogni 50-100 persone) per la bulimia nervosa (cfr. Ministero della Salute, Disturbi del comportamento alimentare, 2022). A ciò fa seguito un vertiginoso abbassamento dell’età di esordio (10-12 anni), fattore che aggiunge a queste patologie - già di per sé significative - tutte le dannose conseguenze della malnutrizione, ancor peggio se durante la delicata età dello sviluppo. Infatti, la riabilitazione nutrizionale non è improntata semplicemente sulla quantità del cibo da assumere, quanto sulla qualità, per garantire il ripristino dell’equilibrio delle componenti nutrizionali che in ragione della patologia sono state azzerate o abusate. Per fare qualche esempio legato alle più frequenti patologie (anoressia e bulimia), le classi di alimenti che vengono inizialmente auto ridotte o eliminate sono i carboidrati e i grassi. La minore o assente assunzione dei primi riduce le riserve energetiche fondamentali, determinando un costante senso di stanchezza e debolezza a lungo termine; mentre la ridotta presenza di grassi, soprattutto “buoni” come l’olio d’oliva, determina una più rapida riduzione dei tessuti adiposi che diventano, data l’assenza degli zuccheri, il principale mezzo da cui ricavare energia. Riducendosi poi il volume di ciò che viene ingerito, si ha una perdita di regolarità dell’alvo. A questo si aggiungono le carenze vitaminiche e minerali, fondamentali per un buono stato di salute; si osservano quindi alterazioni delle normali funzioni fisiologiche e metaboliche, lo squilibrio elettrolitico (con conseguenti stati di disidratazione e/o ritenzione) e degradazione di quasi tutti i tessuti organici e annessi. Le modificazioni provocate da un deficit nutrizionale sono molteplici, ma tra quelle più frequenti ed evidenti ci sono la caduta dei capelli perché più fragili e secchi, l’indebolimento delle unghie e dei denti, mentre la cute si inaridisce e presenta fenomeni di desquamazione. Il ridotto introito di nutrienti e di energie alla lunga determina però anche uno stato di malnutrizione, che porta con sé delle conseguenze molto più pericolose, perché invisibili all’occhio. Infatti si determina un adattamento dell’assetto ormonale (causando nelle donne in età fertile l’insorgenza dell’amenorrea), la perdita della corretta regolazione del circuito fame-sazietà, la debilitazione di cuore e muscoli, e viene intaccata anche l’integrità ossea con lo sviluppo dell’osteopenia e, se protratta per troppo tempo, dell’osteoporosi. Non va meglio nel disturbo dell’alimentazione incontrollata, ove l’esposizione riguarda in primis tutte le patologie associate a un peso eccessivo, come diabete di tipo II, problemi articolari, disfunzioni epatiche e cardiovascolari. Anche in questo caso si è in presenza di malnutrizione, non legata a un’alimentazione minimale ma al suo opposto, e caratterizzata da disordine e mancanza di corrette proporzioni. Come capire se la persona soffre di un disturbo alimentare? E come affrontarlo? Per fare diagnosi è necessaria una consulenza con gli specialisti nel settore, che valutano parametri psico-antropometrici utili a individuare la presenza di precisi indicatori. È possibile però identificare alcune piccole modifiche nel comportamento che anticipano l’insorgere del disturbo, e per questo possono diventare un importante campanello di allarme per agire precocemente e prevenire la manifestazione. Attenzione quindi (e vale per tutti i disturbi) se: - si registra un cambiamento importante del tono dell’umore e del “solito” comportamento dentro casa; - iniziano a essere messe in atto nuove scelte e/o esclusioni alimentari, soprattutto verso determinate categorie di alimenti (come grassi e carboidrati); - aumenta l’attenzione o la noncuranza nei confronti di tutto quello che si mangia, e delle quantità di cui se ne assume; - si evitano contesti/eventi sociali in cui è previsto il consumo di cibo insieme ad altre persone, prediligendo il consumo di pasti in solitaria; - aumenta la frequenza con cui si controlla il proprio peso corporeo; - si cerca di nascondere le proprie forme del corpo sotto vestiti spesso molto più grandi del necessario. Dal disturbo del comportamento alimentare si guarisce. Come tutte le patologie multifattoriali, il percorso di guarigione spesso è lungo e tortuoso, ma i dati statistici dimostrano come quasi la totalità della popolazione affetta da un DCA riesca a uscirne se opportunamente seguita. La precocità di diagnosi e trattamento fa la differenza, anche perché il DCA necessita di un intervento integrato di diverse figure specialistiche e specializzate, ed è per questo che si opera in equipe terapeutica, tipicamente composta da psichiatra, psicologo, biologo nutrizionista o dietista, e medico internista, a cui possono accompagnarsi ulteriori figure, come quella del ginecologo, dell’endocrinologo, e di altri specialisti della salute fisica e mentale. Alle condotte “sentinella” sopra esemplificate non corrisponde una diagnosi, si badi bene, ma il senso dell’annotazione di questo o quel comportamento ha lo scopo di sollecitare una diversa lettura di talune atipiche dinamiche del quotidiano e, nel dubbio, il parlarne con il proprio medico o con gli specialisti del settore per affrontare eventuali esigenze e gestirle, al bisogno, meglio e tempestivamente.

 

Print
Commenti

Theme picker


Ultime notizie

«aprile 2024»
lunmarmergiovensabdom
25262728293031
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
293012345

Archivio

Seguici su YouTube

Seguici su Facebook