La ciliegina sulla torta è il recente esito del monitoraggio effettuato del Consiglio d'Europa che riscatta e riabilita le Province riconoscendo loro il ruolo originario. Ma in Sicilia, si sa, è tutto un altro mondo. I sindaci delle Città metropolitane hanno impugnato la Legge del 5 agosto scorso che di fatto si adeguava all'orientamento del Consiglio Europeo.
A 15 giorni dalle elezioni regionali, gli enti sono nel caos più totale. Le tre Città metropolitane sono state commissariate, proprio in virtù della legge del 5 agosto e per le sei ex Province la prospettiva futura resta la proroga della proroga dei commissari.
La domanda sorge spontanea. La Corte costituzionale dovrà tenere conto di quanto rilevato dal Consiglio Europeo? Se ciò dovesse accedere tutto rimarrà come prima.
Una cosa è certa la Sicilia farà ancora una volta da apripista in una querelle senza fine, durata per tutti i cinque anni della legislatura Crocetta. Una riforma spot che è nata male ed è finita peggio.
Gli Enti sono letteralmente in ginocchio, senza prospettive future. Una riforma non riforma che ha prodotto un disastro epocale lasciando i territori senza i servizi essenziali e con tante incertezze occupazionali.
L'unica prospettiva certa un ennesimo periodo di stasi amministrativa senza precedenti.
A subirne le conseguenze di un tale pasticcio politico e amministrativo ancora una volta i territori. Le scuole, le strade, la programmazione, i disabili, rischiano di restare al palo.
Nessuno nelle segreterie politiche vuole commentare. I candidati alla presidenza dribblano su quella che è diventata una vera e propria emergenza.Tutti sono concentrati a conquistare il consenso per le oramai imminenti elezioni.
Chi vincerà vedrà e soprattutto cosa farà?
Se lo chiedono i cittadini utenti e se lo chiedono i dipendenti, il cui futuro è sempre più incerto.
Sarebbe opportuno sapere prima quale sarà il progetto di ciascun candidato alla Presidenza per esprimere all'interno dell'urna una scelta più consapevole e responsabile.