Polo Sud. Il ricercatore ennese Federico Scoto entra nella storia del clima con un record mai raggiunto finora

Sedici ricercatori di una decina di nazioni europee, tra cui Federico Scoto, hanno estratto dalle profondità gelate del Polo Sud il ghiaccio più antico. È un momento storico per la climatologia

La notizia ha subito fatto il giro del mondo per la straordinaria scoperta e valenza scientifica e sarà un nuovo punto di partenza non solo per conoscere e studiare il clima ma ci dirà di più sulla storia della crosta terrestre. A Little Dome C, a oltre 3.200 metri di altezza sulla piattaforma antartica sedici ricercatori di una decina di nazioni europee, tra cui l'ennese Federico Scoto, hanno stabilito un record mai raggiunto finora conquistandosi così un posto nella storia della ricerca sul clima.  Hanno estratto dalle profondità gelate del Polo Sud il ghiaccio più antico. «Siamo arrivati a poco più di 2.800 metri sotto la calotta, dove il ghiaccio ha un’età di 1 milione e 200 mila anni», racconta al Corriere il ricercatore ennese, dell’Istituto di scienze polari del Cnr, uno dei tre italiani che partecipa alla campagna di perforazione 2024-2025 del progetto Beyond Epica. «È un traguardo straordinario, che premia il lavoro nel posto più inospitale del pianeta», aggiunge Carlo Barbante, docente dell’Università veneziana di Ca’ Foscari e coordinatore di Beyond Epica. Le bolle di aria e le polveri vulcaniche contenute nel ghiaccio aiutano a capire non solo il passato, ma anche il futuro climatico del nostro pianeta. Le bolle d’aria custodiscono come in un archivio i livelli di anidride carbonica che permettono di ricostruire le temperature, strettamente collegate alle percentuali di CO2. «Abbiamo raggiunto il punto in cui il ghiaccio ha immagazzinato le informazioni di una fase cruciale della Terra: la Transizione del Pleistocene medio (Tpm)», spiega Barbante. Circa un milione di anni fa l’alternanza di fasi glaciali e periodi più caldi passò da una durata di 41 mila a una di 100 mila anni. Con le fasi fredde lunghe 90 mila anni e quelle con clima più tiepido di soli 10 mila, come quella in cui stiamo vivendo. I periodi glaciali post-Tpm sono risultati non soltanto più lunghi, ma anche molto più freddi dei precedenti. Gli scienziati pensavano che il motivo della transizione fosse dovuto a modifiche dei parametri orbitali della Terra. Oggi si ritiene invece che Tpm sia legata a cambiamenti del ciclo del carbonio. Ciclo che le attività umane hanno alterato con il riscaldamento globale. Da qui l’importanza degli studi in Antartide: capire cosa è successo e cosa aspettarci se proseguiamo a immettere nell’atmosfera miliardi di tonnellate di gas a effetto serra. Il contributo italiano a Beyond Epica non si limita al coordinamento: «Hanno partecipato molte università, Cnr e istituti di ricerca», dice Barbante. Per trasportare in Europa le carote di ghiaccio è stata creata una catena del freddo a 50 sottozero con container speciali che saranno caricati sulla nave rompighiaccio italiana Laura Bassi. Nel campo di trivellazione di Little Dome C, a una quarantina di chilometri e tre ore di battipista cingolato dalla base italo-francese Concordia, si lavora solo nell’estate australe quando il sole non tramonta mai, a turni dalle 8 di mattina all’1 di notte: ognuno ha il suo compito e ci si ritrova insieme a pranzo e a cena. «Abbiamo trascorso qui Natale e Capodanno. Divertente, ma mancava la famiglia e l’atmosfera che si respira in Italia», dice il 33enne Scoto, siciliano di Enna. «Quando abbiamo raggiunto il basamento di roccia sottostante abbiamo potuto toccare con mano un pezzo di ghiaccio deposto più di 1 milione di anni fa», si emoziona lo scienziato in collegamento con l’Antartide. «Come abbiamo festeggiato? Abbiamo aperto un Prosecco e ci siamo fatti uno spritz: qui il ghiaccio non manca».


 

Testo tratto dal Corriere della Sera 

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