Morgantina. La Pompei di Sicilia

Gli scavi furono realizzati da un’équipe di archeologi dell’Università di Princeton, New Jersey, guidati da due mostri sacri dell’archeologia mondiale

E’ in assoluto il luogo più ricco di fascino di tutta la provincia di Enna. Vi si respira in tutta la sua autenticità, come in nessun altro posto della Sicilia, l’atmosfera così laicamente mistica della civiltà greca antica. Provoca un’attrazione, in chi l’abbia visitata anche una sola volta, comparabile soltanto al mal d’Africa. Morgantina è davvero un “unicum” topologico, è una specie di rappresentazione fisica dello spirito. Fu scoperta, o se si vuole ri-scoperta, oltre sessant’anni fa. Gli scavi furono realizzati da un’équipe di archeologi dell’Università di Princeton, New Jersey, guidati da quei due mostri sacri dell’archeologia mondiale che furono Richard Stillwell e il grande grecista Eric Sj’qvist. Una nota a parte merita il professore Malcom Bell che per oltre 40 anni si è dedicato a Morgantina, firmando significative scoperte e arricchendo il bagaglio culturale sul sito. Gli scavi archeologici consentirono di recuperare reperti di grande valore artistico e storico, oggi presenti in diversi musei in tutto il mondo, che hanno contribuito a comprendere meglio oltre mille anni di storia del periodo prima di Cristo fino alla nascita dell’Impero Romano. Furono finanziati in gran parte da Re Gustavo di Svezia, che quando non stava sulla spianata di Morgantina andava in giro in bicicletta per le strade di Enna come un qualsiasi turista freelance. Si racconta che un giorno si presentò al Palazzo comunale: voleva incontrare il sindaco e all’usciere  che gli chiese chi dovesse annunciare rispose semplicemente “il re di Svezia”. Fu preso per matto dal povero impiegato che non si aspettava un re senza carrozza e per di più in tenuta da bicicletta. Re Gustavo era fatto così, una persona dalla semplicità disarmante. Aveva una grande passione per l’archeologia e in Italia non si limitò a lavorare a Morgantina, ma quella fu la sua più importante impresa. Sita sui Monti Erei, a 5 chilometri dal comune di Aidone la città antica di Morgantina fu portata alla luce dagli scavi effettuati nel 1955 dalla spedizione americana dell’università di Princeton. Tale scoperta rappresentò un vero spartiacque nel campo della ricerca archeologica in Sicilia per l’enorme varietà di reperti e di resti, che testimoniano la presenza di insediamenti nell’area datati tra il XVIII ed il II secolo a.C. I reperti più antichi si fanno risalire alla prima età del bronzo ed attestano la presenza di un villaggio del 1800 a.C., di cui sono stati trovati resti di capanne. Tra gli insediamenti successivi di maggior rilievo archeologico vanno ricordati i resti di villaggi tra la tarda età del Bronzo e l’età del Ferro (XI sec. a.C.), periodo dal quale provengono anche numerosi vasi di ceramica ed oggetti in bronzo di un certo interesse. La tipologia delle capanne e dei manufatti riporta alla tradizione storica dell’Italia peninsulare, confermando la presenza dei Morgeti, che, insieme agli Ausoni ed ai Siculi, avrebbero occupato la Sicilia a partire dal XIII sec. a.C., fondando numerosi villaggi tra cui proprio Morgantina. Nell’VIII secolo la cittadella subì una violenta distruzione in seguito all’arrivo dei Greci che, dopo aver occupato le coste dell’isola, si spinsero verso l’interno. Ma fu solo tra il 575 ed il 550 a.C. che il sito di Morgantina venne raggiunto dai Greci, che si stabilirono proprio accanto alla cittadella occupata dagli indigeni. Dalle testimonianze archeologiche riemerse è difficile dire quali furono i rapporti tra la comunità greca e quella sicula, ma è certo che già nel VI sec. a.C. Morgantina fosse una città organizzata con importanti edifici pubblici e religiosi. I resti di tombe a camera, scavate nella roccia, testimoniano la tradizione indigena del culto dei morti, anche se nei corredi funerari sono presenti vasi di fattura greca. La comunità predominante era certamente quella greca, dal punto di vista sia economico che politico. Tra il 469 ed il 459 a.C. la tradizione storica riferisce che Morgantina, considerata “città degna di considerazione”, venne assediata e distrutta dal principe Ducezio durante la rivolta dei Siculi contro l’egemonia greca. Ducezio fondò una nuova città sulle colline più ad ovest per concretizzare quell’ideale di uguaglianza democratica che era aspirazione primaria dei Siculi. Pochi sono i resti risalenti a quest’epoca. Nel 396 a.C. la città venne occupata da Dionigi I, ritornando sotto il controllo politico di Siracusa. Proprio a quest’epoca risalgono la cinta muraria di fortificazione, il santuario dell’agorà ed il teatro. Il legame politico con Siracusa fece vivere a Morgantina un lungo periodo di floridezza economica, che coincise con il regno di Gerone II. Dopo la sua morte, avvenuta nel 215 a.C., si riaprì un periodo oscuro per la città, che nel 211 fu distrutta dai Romani che la consegnarono a mercenari di origine spagnola. Sui due secoli della loro dominazione le fonti storiche non riferiscono nulla e solo dalla ricerca archeologica si rivela una fase di un certo interesse per la conoscenza della Sicilia di età romana. In questi anni Morgantina è una piccola città operosa e attiva dal punto di vista commerciale, e ciò è confermato dalle numerose officine dei vasai e soprattutto dalle importazioni di particolari ceramiche dall’oriente. Sono questi gli ultimi anni fiorenti per la città che, intorno al 35 a.C., viene distrutta da Ottaviano dopo essere stata coinvolta nella guerra civile tra quest’ultimo e Sesto Pompeo. Dopo una serie di sporadici insediamenti, Morgantina viene abbandonata definitivamente dalla seconda metà del I sec. d. C.

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