Incredibile, ma vero, come tutto quello che accade all’Ars

Pausa elettorale dell'Ars nonostante le emergenze siciliane.

Venti giorni di pausa. Tante sono le giornate che l’Assemblea regionale siciliana ha deciso di dedicare alle elezioni amministrative che, tra parentesi, si terranno solo in due capoluoghi siciliani, Enna ed Agrigento. I deputati regionali si riuniranno nuovamente solo dopo la tornata elettorale per le amministrative del 31 maggio.

Senza entrare nel merito di tutte le emergenze che comprimono la Sicilia e soffocano ogni iniziativa economica, vogliamo focalizzare l’attenzione sulle ex Province?

E sul famoso disegno di legge sul riordino degli enti intermedi?

Subirà ancora un’altra pausa forzata, a fronte di situazioni incandescenti che si stanno venendo a creare proprio nei giorni in cui l’Ars avrà il portone sbarrato.Certo tutti i deputati sono chiamati al loro dovere : essere presenti nel loro territorio per l'ultima settimana di campagna elettorale. Ma i problemi ci sono e restano. 

In primo luogo i circa 20 contrattisti, il cui rapporto di lavoro scadrà a fine mese in questa ex Provincia.
Disperati ed angosciati cercano in tutti i modi di bloccare , almeno per un altro mese ancora, il loro licenziamento ormai dichiarato.
Un mese ancora perché poi ci sarà la tornata degli altri colleghi, anche loro articolisti, e , successivamente partiranno le contrattazioni con i sindacati per mettere in pre licenziamento la metà del personale a tempo indeterminato.
Una vera e propria catastrofe che il neo commissario straordinario, Pietro Lo Monaco, si è trovato a gestire e che lo vede in prima linea alla ricerca di nuovi e possibili spiragli per trovare quanto meno una soluzione tampone, in attesa dell’applicazione della legge.
Ma anche in questa direzione lo scontro è aperto. All’Ars c’è chi sostiene che la legge Delrio non può garantire i livelli occupazionali in Sicilia e c’è , invece, chi assicura che è l’unico escamotage per uscire fuori da questa situazione paradossale e drammatica.
Sono già partiti dall’ex Provincia il carteggio alla Corte dei Conti per dichiarare il predissesto, in funzione della mancata copertura finanziaria necessaria a chiudere il bilancio triennale, così come prevede la legge.
A causa del prelievo forzoso del Governo Reni di oltre 10 milioni di euro per questo ente, il ragioniere generale ha dovuto mettere nero su bianco e scrivere alla magistratura contabile uno di quegli adempimenti che in gergo burocratese si chiamano “atti dovuti”.
Ma c’è chi solleva comunque un dubbio legittimo: come la Corte dei Conti potrebbe ratificare le eventuali procedure di dissesto se la ex Provincia non ha contratto debiti, non ha operato in regime di sperpero di denaro pubblico, tenendo, al contrario, in equilibrio le entrate e le uscite?
La risposta non si trova.
Sembra tutto talmente surreale che a spiegare quello che si sta verificando risulta veramente al confine della “fanta “amministrazione.
Eppure è così.
Se il Governo Renzi non viene a più miti consigli, l’allarme sociale sarà la priorità e non solo per la Sicilia, ma per il Paese intero, dove la situazione delle altre ex Province pare sia ugualmente disastrosa.

 

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Categorie: La Provincia, PoliticaNumero di visite: 3766

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