mercoledì 17 novembre 2004

Intervento del Presidente della Provincia in occasione dell'incontro istituzionale del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Libera Università Kore - Enna

Signor Presidente della Repubblica,

benvenuto nel cuore della Sicilia, benvenuto in una terra orgogliosa della sua storia millenaria, benvenuto in uno dei più grandi bacini archeologico del Mediterraneo.

Benvenuto nella Provincia di Enna.

Benvenuto nell’Università di Enna.

Le porgo il saluto dei venti Comuni della Provincia, del Presidente del Consiglio provinciale e dei Consiglieri, di tutte le forze politiche, degli Assessori, dei dirigenti, dei funzionari e degli operatori tutti dell’amministrazione provinciale di Enna e delle loro rappresentanze sindacali.

A nome della Fondazione Kore, inoltre, rivolgo a Lei ed alla Sua Signora il più caldo benvenuto nell’Università di Enna, da Lei significativamente individuata come luogo-simbolo di una Provincia attiva ed in crescita, che ha assunto la consapevolezza di potere guardare al futuro con nuove ragioni di speranza e nuovi motivi di fiducia.

La Sua presenza qui oggi ci riempie di gioia e ci onora profondamente, equivale ad uno straordinario segno di attenzione del Paese, del quale Ella è la sintesi più alta, nei confronti di una realtà piccola nei numeri ma grande nelle realizzazioni e nella voglia di crescita, di dignità, di riscatto civile, di progresso.

Avendo l’opportunità davvero unica di poterlo fare di persona, desidero esprimerLe la riconoscenza della Comunità ennese per tutto quanto Lei sta facendo - da interprete autorevole ed autentico dei sentimenti della gente – perché l’Italia abbia un ruolo di rilievo ed un’immagine alta nel mondo, perché permanga forte il senso dell’unità della Nazione, perché venga colmato ogni divario tra Nord e Sud del Paese, perché possa essere difeso il potere d’acquisto delle categorie sociali più deboli.

La ringrazio per il Suo costante richiamo alla dignità della cultura italiana, al valore della nostra storia, al prestigio internazionale dei nostri prodotti, alla importanza sociale della formazione e della ricerca.

La nostra è una Provincia che si sente particolarmente vicina al senso profondo di questo Suo alto messaggio. E’ una terra che mette in mostra un sano protagonismo territoriale.
Che sta maturando convinzioni ed atteggiamenti nuovi che lasciano ritenere che, senza alcun dubbio, questa è una Provincia che ha un futuro, che probabilmente ha un grande futuro.

Si tratta, come stiamo cercando di fare, di trasformare la collocazione geografica tutta interna, da problema storico ad eccezionale risorsa da investire nell’ambito della Sicilia e nel contesto più ampio del Mediterraneo.

Questa è infatti una parte della Sicilia che, dopo gli splendori dell’epoca sicano-sicula e greco-romana, per secoli ha vissuto una situazione di marginalità.
Da quando il centro della vita politico-culturale della nostra civiltà si è spostato dal Mediterraneo alla Mitteleuropa, gli interessi economici delle popolazioni siciliane si sono concentrati infatti sulle coste nord-orientali.

La Provincia di Enna, isola nell’Isola, è stata colpita durante il secolo scorso da una emoragia demografica di proporzioni bibliche: interi paesi si sono svuotati e ricomposti prima nelle Americhe e in Australia, poi soprattutto in Germania, Belgio, Francia, Svizzera e più recentemente nell’Italia centro-settentrionale.

Dai nostri emigrati, ai quali va anche in questa significativa occasione il nostro più affettuoso saluto, abbiamo appreso a non desistere di fronte alle difficoltà, a costruire progetti di vita anche partendo dal nulla, a fare dell’accoglienza e del dialogo interculturale gli imperativi morali in una società sempre più complessa e caratterizzata da grandi squilibri sociali.

Questa Università segna un’inversione di tendenza rispetto a tutte le problematiche che la nostra Provincia ha dovuto affrontare o subire nel corso della sua esistenza come entità istituzionale.

Stiamo registrando il rientro di risorse finanziarie, un iniziale ma sensibile sviluppo economico ed occupazionale, la risalita della curva demografica, il ritorno di interesse di agenzie pubbliche e private, di banche, di uffici, di operatori turistici verso Enna e il suo territorio.

Sono ormai così palesi i segnali di ripresa e di acquisizione di nuove forme di prestigio territoriale, che sempre di più il modello-Enna compare come oggetto di studio e di ricerca da parte di centri specializzati di indagine socio-economica e da parte della grande stampa nazionale.

Tutto questo ci inorgoglisce, certo, ma soprattutto ci incoraggia a proseguire ed a fare sempre meglio, convinti che i periodi più bui sono ormai alle spalle e che quasi dieci anni di duro impegno politico, di unità istituzionale, di concertazione con le parti sociali e di accurata programmazione debbono ora necessariamente esprimersi in realizzazioni di progresso concrete e visibili.

In tutto questo ha giocato un ruolo propulsivo e di orientamento proprio la Provincia, un ruolo che tutti i Comuni le riconoscono e che essi stessi replicano nei rispettivi territori e verso le proprie Comunità, manifestando un cambiamento di prospettiva davvero epocale per il Mezzogiorno d’Italia.

E’ noto infatti che i Comuni, così come le Province, nel Sud del Paese non fruiscono di un particolare radicamento endogeno, essendo storicamente nati più per licenza dei sovrani che per volontà locale.

Dei modelli di Stato che si originarono a Nord dalla sconfitta di Federico Barbarossa (il modello delle Autonomie locali) e a Sud dalla supremazia di Federico II (il modello dello Stato centralistico), è quest’ultimo infatti ad essersi affermato nella struttura mentale profonda di noi meridionali.

Per cui è da tutti ritenuta una straordinaria prova di vitalità e di iniziativa la capacità della nostra Provincia e dei nostri Comuni di costruire dal basso processi di sviluppo e di saperli condurre fino al successo anche senza l’intervento dello Stato, a volte anzi con lo Stato che ci pone ostacoli o che talora ci causa ritardi o che, infine, in alcuni casi ci emargina o ci discrimina.

E’ giusto che Lei sappia, Signor Presidente, che la percezione di uno Stato prepotente e ingiusto non è ancora totalmente venuta meno e che, anzi, per molti versi, è stata rafforzata, nei sentimenti popolari, dalla constatazione che purtroppo le nostre ferrovie sono inservibili, le nostre strade statali sono mal curate, gli aerei che trasportano i siciliani sono più affollati e più costosi, la distribuzione della corrente elettrica si interrompe troppe volte all’anno, le nostre reti telefoniche sono mediamente più vecchie, i libri di testo e i mezzi di comunicazione parlano ancora male di noi, i centri decisionali della televisione di Stato si allontanano sempre di più, le innovazioni tecnologiche arrivano sempre più tardi o non arrivano affatto, le nostre banche sono state liquidate forse troppo in fretta, le riparazioni delle calamità naturali durano troppo a lungo, e così via.

D’altra parte, chi è impegnato in una amministrazione locale siciliana sa bene che, per gran parte delle disfunzioni e dei ritardi, la Sicilia ha da prendersela con se stessa, che in molti casi il freno più potente è in noi stessi, che le resistenze più forti sono a casa nostra, che le diffidenze maggiori verso l’innovazione
non vengono dall’esterno ma dall’interno della Sicilia, da taluni modelli etnico-antropologici che dobbiamo assolutamente abbandonare.

Siamo sempre più in tanti ad essere fermamente convinti che i modelli culturali che possono riscattare la Sicilia debbono essere quelli che riprendono e moltiplicano la straordinaria capacità di sapere fare gruppo di fronte alle difficoltà, l’assoluta serietà dell'impegno quando esso è autenticamente avvertito come necessario e doveroso, lo scatto di orgoglio, il coraggio di fronte alle avversità più grandi ed alle battaglie più difficili.
Sono, in altre parole, i modelli culturali che ci fanno essere orgogliosi di sentirci siciliani come Falcone e Borsellino.
Ed Ennesi, come Francesco Salaniti.

In questa Provincia abbiamo da molto tempo ormai messo da parte le consuetudini mediatiche meridionali, fatte di lamentazioni e di imprecazioni alla sfortuna e di sfiducia nel futuro - che certa nostra letteratura, elevandoli a dignità d’arte, ha contribuito a volte a rendere vezzosamente ineluttabili anche a noi stessi – ed abbiamo cominciato a pensare che lo sviluppo dipende in primo luogo da noi stessi, che non può calare dall’alto, che è anzi più corretto che nasca dalle autentiche potenzialità del territorio.

E’ grazie a questa maturazione che la Provincia di Enna ha prodotto il primo Patto Territoriale d’Italia, ha aperto in Sicilia la via ai Consorzi intercomunali di servizi, ha potuto investire ingenti risorse sui beni culturali, sulle strutture scolastiche ancora insufficienti, e sulle reti viarie, ha strutturato uno dei migliori sistemi di protezione civile del territorio e dell’ambiente naturale, si è data insomma un progetto di sviluppo ritagliato sulle sue possibilità e sulle sue ambizioni.

Raggiunto l’obiettivo storico di fondare la quarta Università della Sicilia, siamo adesso impegnati nella sfida per l’incremento occupazionale su larga scala.
Stiamo puntando molto sul turismo, o meglio sui diversi turismi qui possibili.
Quello culturale centrato sull’archeologia e sulla bravura dei nostri artigiani-archeologi, quello di nicchia basato sulla natura e sulle tradizioni rurali, quello congressuale favorito dalla centralità geografica.

Ci stiamo impegnando per migliorare la ricettività alberghiera, dando il massimo apporto alle iniziative private ed all’impiego di capitali di altre regioni e di altri Paesi, come nel caso del Parco Tematico e dei campi da golf sul lago Pozzillo di Regalbuto, la cui realizzazione rafforzerebbe immensamente l’affidabilità del nostro modello di sviluppo.

Le nostre più grandi attenzioni sono inoltre rivolte verso una industrializzazione dolce, connotata da realtà produttive che non violentino l’ambiente ed il tessuto sociale della Provincia, ma sappiano offrire opportunità occupazionali credibili.

Consapevoli della nostra economica storicamente centrata sull'agricoltura, stiamo indirizzando grandi energie per renderla economicamente vantaggiosa, puntando sulla valorizzazione di alcuni prodotti agroalimentari di grande pregio e sulle colture biologiche, qui favorite da terreni incontaminati e dalla salubrità dell’aria e dell’acqua.

Il nostro più grande handicap è però rappresentato dalla discontinuità territoriale e dal deficit infrastrutturale nelle comunicazioni, senza la cui soluzione ogni ipotesi di sviluppo verrebbe ad essere necessariamente ridimensionata.

A questo proposito, la nostra nuova utopia per i prossimi anni è rappresentata dal grande Aeroporto intercontinentale che, in vista dell’Area di Libero Scambio Euromediterranea del 2010, la Regione siciliana ha immaginato tra Enna e Catania.

Ma il nostro impegno immediato è rivolto a due infrastrutture assolutamente indispensabili per la rottura definitiva dell’isolamento.

Mi riferisco in primo luogo alla strada dei due mari S.Stefano di Camastra-Nicosia-Enna-Piazza Armerina-Gela, da noi comunemente nota come "dorsale Nord-Sud" o "Strada dei Due mari".

Siamo oltremodo preoccupati per la continua scomparsa e ricomparsa dai piani del Governo e dell'Anas dei tratti non ancora completati e per il conseguente stato di frustrazione delle popolazioni interessate, ormai davvero spossate da decenni di aspettative e disposte a tutto pur di acquisire giustamente le grandi opportunità che quest’opera può offrire.

Il deficit infrastrutturale riguarda anche le comunicazioni ferroviarie.
Siamo indignati, al riguardo, per le scelte cui sembra orientata Rete Ferroviaria Italiana, che ha progettato l'ammodernamento e la velocizzazione della attuale linea Catania-Enna-Palermo in chiave esclusivamente ionico-tirrenica, saltando la città di Enna e allontanando da questa importante infrastruttura anche Agrigento, Gela, Ragusa, Caltagirone, Caltanissetta e tutta la Sicilia centro-meridionale.

Cercheremo naturalmente di convincere RFI dell’assoluta necessità che Enna, anche in virtù del fatto di essere divenuta la quarta sede universitaria della Sicilia, rimanga nel tracciato che unirà Palermo e Catania.

Gran parte del nostro futuro dipenderà quindi dalle opzioni che saremo in grado di orientare e dalle scelte egoistiche che riusciremo a contrastare proprio sulle infrastrutture stradali e ferroviarie.

Fino ad oggi le realizzazioni ed i successi che abbiamo conseguito ci infondono fiducia e premiano il nostro impegno ed il metodo della concertazione e dell'unità di intenti tra tutte le forze politiche e sociali che abbiamo adottato, ma è anche vero che il lavoro che ci attende è comunque ancora tanto.

Dobbiamo ancora liberare energie, risorse, potenzialità inespresse nel campo dell'artigianato, dei servizi, del commercio, dei terziario avanzato, della stessa finanza.

Dobbiamo per esempio riuscire a trovare il modo di stanare e di impiegare almeno una parte di quei 1.500 milioni di euro che migliaia di cittadini della Provincia di Enna conservano in depositi metà bancari e metà postali che non alimentano alcun processo di sviluppo economico per il nostro territorio.

Dobbiamo, d'altra parte, contrastare i crescenti fenomeni di usura e prestare la più vigile delle attenzioni
affinché questa Provincia continui a rimanere sostanzialmente immune dai radicamenti della mafia e della criminalità organizzata, sapendo che la mafia tanto più tenterà di entrare in Provincia di Enna quanto più questa Provincia registrerà sviluppo economico e attirerà investimenti significativi.

Non ci faremo intimidire né dalle avances della mafia né dall'ineluttabilità del binomio "sviluppo = rischio di mafia".

Con l'unità di tutte le forze sociali e politiche, che qui è un bene prezioso e consolidato sin da quando (mi sia permessa una citazione soltanto) era Sindaco di Enna il senatore Lauria sono convinto che sapremo contrastare sia le prime che la seconda.

Siamo sulla buona strada, come dimostrano anche i numerosi protocolli di legalità sottoscritti in Prefettura.

Il nostro obiettivo principale è sconfiggere la disocuppazione, a proposito della quale registriamo ancora tristi primati.

La nostra priorità assoluta è la creazione di occasioni di lavoro.

Il senso complessivo del nostro impegno istituzionale è volto a favorire la creazione di occupazione e di reddito ed il miglioramento generale della qualità della vita.

Qualche parola infine sul luogo in cui oggi ci troviamo e che si onora di accoglierLa in questa Sua visita ad Enna.

L’Università di Enna, intitolata alla figura classica di Kore e quindi al mito della primavera e della rinascita, è l’unica istituita in Sicilia negli ultimi duecento anni, la prima nata nella nostra Isola da quando vi sbarcò Garibaldi, la 63.a tra le Università istituite in Italia dopo il 1860.

Siamo quindi orgogliosi di questo grande successo ed immensamente felici di poterlo celebrare alla Sua presenza.

La nostra Università nasce da una lunga e fruttuosa esperienza di decentramento ad Enna degli Atenei di Palermo e di Catania, resa possibile da un progetto promosso nel 1995 dalla Provincia di Enna, dalla Camera di Commercio e da 10 Comuni dell’Ennese che ne sostengono tutt’ora il funzionamento.

A seguito della funzionalità e dell’efficienza dimostrate e del favore di migliaia di studenti, la Regione Siciliana individuò tre anni fa proprio Enna quale sede del quarto Ateneo dell’Isola, finalmente istituito due mesi fa dal Ministro Moratti dopo un esame rigorosissimo condotto dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario.

L'Università di Enna – che il Presidente Cuffaro ama giustamente definire “l’Università della Sicilia” – ha quattro facoltà (Economia Agraria, Ingegneria e Architettura, Giurisprudenza e Scienze euromediterranee, Psicologia e Scienze umane) e conta 22 corsi di laurea di primo e di secondo livello.

E' dotata di strutture di avanguardia, di biblioteche, di laboratori scientifici di eccellenza nel campo dell'ingegneria sanitaria e ambientale e in quello della comunicazione multimediale, garantisce a tutti gli studenti spazi ed impianti di assoluta efficienza ed idoneità.

Ospitiamo già ad oggi oltre 6.500 ragazze e ragazzi provenienti da tutte le province della Sicilia, dalla Calabria e in alcuni casi anche da altre Regioni.

Con l'intervento finanziario dell'INAIL, già deliberato per 78 milioni di euro, avremo entro tre anni un grande Campus con centinaia di residenze universitarie per studenti e docenti, con ulteriori servizi e strutture (persino con un tempio religioso multiculto), con nuovi impianti e con nuove Facoltà.

Il nostro obiettivo è quello di fare di questa Università un centro culturale e di ricerca scientifica orientato alle relazioni euromediterranee, nel quale avranno grande spazio le civiltà, le lingue, le forme giuridiche,
le culture ed i sistemi sociali ed economici dei Paesi europei, africani ed asiatici che si affacciano sul Mediterraneo.

Si studierà e si farà ricerca, dunque, sugli scenari che attendono le nostre giovani generazioni, si lavorerà insieme, anche con corsi plurilingue e con approcci multiculturali, sempre avendo come motivazione profonda l'amore per la scienza, per la tolleranza, per la cooperazione, per la pace.
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