Le Confraternite di Enna tra origini spagnole e simbologie

Cenni storici e il significato del vestiario dei cosiddetti incappucciati

I riti della Settimana Santa a Enna con le sue tante sfaccettature coinvolgono con sentita fede tutta la comunità ennese e fanno vivere ai visitatori, soprattutto nel giorno clou, il Venerdì Santo, un’esperienza emozionante che rimane impressa nella memoria. 

I vari riti presentano una complessità di contenuti e di simbologie dovuti agli influssi della cultura spagnola. La sentita e radicata devozione del popolo ennese è amplificata da una spettacolarità che deriva proprio dagli influssi spagnoli. Gli spagnoli, che dominarono l'isola per oltre 300 anni, dal 1400 al 1700, favorirono l'ulteriore diffusione delle confraternite, che già esistevano come corporazioni di arti e mestieri, secondo il modello delle “confradias” spagnole, da cui il nome di confraternite, intese come istituzioni civili.

Fonti storiche documentano la presenza di confraternite sin dal basso medioevo, ma restano incerte e misteriose le motivazioni profonde che stavano alla base della nascita di questa forma di organizzazione sociale. Le confraternite avevano prevalentemente compiti assistenziali presso gli ospedali, ricoveri e carceri. Solo nel 1600 vennero autorizzate a costituirsi come associazioni religiose per promuovere il culto, ricevendo dai sovrani privilegi e norme ben precise; oggi non si discostano dalle originarie finalità di assistenzialismo, opere caritatevoli e di solidarietà cristiana e di volontariato. Le confraternite, dotate di particolari carismi religiosi, rappresentano il trait d'union per la vita terrena e per l'aldilà, il cui istituto associativo è una forma di assicurazione per il difficile passaggio nel regno della vita eterna. 

Attraverso la confraternita l'individuo non è sostanzialmente solo né di fronte alla vita né di fronte alla morte. Ad oggi le confraternite ennesi sono 16. Oltre ad animare la Settimana Santa e a commemorare gli eventi religiosi che si svolgono nella città, danno impulso alla formazione spirituale dei confrati e promuovono diverse attività culturali.

Il vestiario dei confrati, gli incappucciati, che sfilano il giorno del Venerdì Santo, è composto: da un lungo camice bianco con un cingolo legato ai fianchi,  la mantellina colorata con vistosi colori che variano secondo la confraternita di appartenenza, il cappuccio con la visiera che copre il viso trattenuta sul capo da una corona di tralcio di vite intrecciate a simboleggiare la corona di spine portata da Gesù durante il calvario, i guanti bianchi, pantaloni e scarpe di colore nero.

Sono circa 3000 i confrati incappucciati, di ogni età e di vari ceti sociali che durante la processione del Venerdì Santo sfilano secondo l'ordine di anzianità di costituzione delle confraternite, seguiti dalle “Vare” del Cristo Morto e dell’Addolorata, i cui portatori avanzano a passo cadenzato; simbolicamente è come se fossero preoccupati di rendere alla Vergine Madre più lieve il sofferto e doloroso cammino dietro l’urna del Figlio morto.

Tanti sono i simboli e carichi di significato che fanno da cornice. Tutte le confraternite portano la bandiera e le due croci ai lati che aprono le processioni di ogni singola confraternita. Altri simboli sono le croci che portano i confrati di ogni confraternita, che variano di numero da sette a dieci,  le candele, le torce a vento accese e i lampioni.

La più antica delle confraternite è quella del SS. Salvatore, nata nel 1261. Anticamente era composta da confrati che erano contadini, agricoltori e gabellieri. Dal 1672 ha il privilegio di portare a spalla, durante la processione del Venerdì Santo, l'urna del Cristo morto e, durante la processione del giorno di Pasqua e della Domenica in Albis, il simulacro del Cristo Risorto. Il colore della mantellina è di un giallo intenso con la croce rossa di Malta sul lato sinistro e nel pettorale. La Confraternita di Maria SS. della Visitazione, nata nel 1874, che è dedicata alla patrona della città, ha il privilegio di sfilare nella processione del 2 luglio, festa in onore della patrona ennese. E' l'unica confraternita che il venerdì santo non inizia la processione dal santuario di Montesalvo, cosa che fa solo per l'ora di adorazione, ma aspetta in Duomo dove partecipa alle tradizionali funzioni di svelamento e scoprimento della Croce. La mantellina è di colore azzurro. La Confraternita di Maria SS. Addolorata, nata nel 1875, ha il privilegio di portare in spalla durante la processione la Madonna dei Sette Dolori. La mantellina è di colore viola.

L'unica confraternita il cui vestiario dei confrati è la riproduzione fedele di quello delle “confradias” spagnole, con il lungo cappuccio a punta, è la Confraternita del SS. Crocifisso di Pergusa, fondata nel 1973.

La più recente in ordine di fondazione è la Confraternita di Sant'Anna, voluta fortemente da un gruppo di laici, in cui si ravvisa, in chiave moderna, una nuova visione laica della chiesa cristiana. Nata nel 2011, ha sede nella nuova Chiesa di Sant'Anna. La mantella è di colore marrone.

L’Arciconfraternita delle Anime Sante del Purgatorio, fondata nel 1615, era formata dal ceto nobiliare, da medici e speziali. Sul lato sinistro della mantellina nera porta le insegne della Compagnia della morte che sono un teschio su due femori incrociati. Nel 1712 le fu conferito il titolo di Venerabile e Lata dal vicerè di Sicilia e fu elevata ad Arciconfraternita.

La Confraternita della SS. Passione, fondata nel 1660 e costituita con una bolla dal vicerè di Sicilia, ha il privilegio di aprire la processione. La mantella è di colore rosso scarlatto. La grande attrattiva della Compagnia della Passione è costituita dalle tavole dei “Misteri”. A questa Confraternita è stato dato anche il privilegio di portare in processione i “Misteri”, cioè i principali oggetti che caratterizzarono la vita di Gesù, dall’ultima Cena alla Deposizione. Questi oggetti, che sono in tutto venticinque, vengono portati dai confrati su dei vassoi, secondo un ordine ben preciso. Per citarne alcune: il gallo che cantò quando S. Pietro negò di riconoscere Gesù, la corona di spine, il velo della Veronica che asciugò il sangue di Gesù, i chiodi con i quali fu crocifisso, le corde con le quali fu legato, la croce sulla quale fu inchiodato, la sindone in cui fu avvolto prima che venisse sepolto.

Nella processione del Venerdì Santo, dove tutto si svolge secondo uno scrupoloso rituale, centrale è il tema del dolore e della morte, il silenzio, il raccoglimento e la compostezza. L’avanzare dei confrati e il viso coperto si prestano a delle interpretazioni. Il passo lento dei confrati, i penitenti incappucciati che tentano di espiare i loro peccati, è un altro simbolo della mestizia del viaggio sacro; muoversi lentamente aiuta l’uomo ad ascoltare meglio Dio ed è un invito alla meditazione, di conseguenza, anche chi osserva soltanto coglie questo mistico messaggio. Molto significativo anche il viso coperto dei confrati, l'espressione più toccante del pathos e dell'atmosfera spirituale e contemplativa che si respira, quasi a simboleggiare una comunanza che abbraccia tutta l'umanità. Gli uomini si uniformano di fronte al dolore a alla morte, perdendo volutamente la propria identità. Ma quel cappuccio che lascia intravedere solo gli occhi in realtà isola ogni individuo da tutti gli altri, e il dolore diventa anche strettamente personale e non condivisibile, un dolore muto e solitario. L'uomo vive in prima persona e intimamente il dramma della fine, dal quale rinascerà la vita, quella eterna. E le confraternite, in un sentimento unisono e un’unione fraterna, diventano un coro compatto del dolore e della sofferenza.

 

REDAZIONE ARTICOLO A CURA DI INFOPOINT TURISMO LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI ENNA

Si ringrazia il fotografo Giuseppe Arangio per la gentile concessione delle foto nella galleria

 

 



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